Valery ha mantenuto un legame forte con la famiglia di Chiusa Pesio che lo aveva ospitato da ragazzo e che considera la sua seconda casa.
“La prima volta che sono arrivato qui avevo 8 anni, era il 2010 – racconta -, nessuno mi aveva mai spiegato cosa fossero i “Bambini di Chernobyl” e sicuramente io non ero un mutante. Piangevo perché mi mancava casa non conoscevo la lingua, ero un birbante”.
“Era un birbante come tutti i bambini – dice la famiglia che lo ha accolto e che vuole mantenere l’anonimato – ma noi abbiamo sempre provato a metterci nei suoi panni.
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