Qual è il modo migliore di seguire Dio, di relazionarsi con lui? In passato la risposta sembrava chiara, prima c’erano i monaci, poi i preti, poi le donne consacrate (le donne venivano dopo, comunque) e infine, distaccati, i laici che, si diceva, “non rinunciano a nulla”.
Se per grazia di Dio non si può più riproporre una gerarchia di questo tipo, un po’ considerazioni simili ritornano, nelle vite delle nostre parrocchie, dove il rischio è di pensare che il modo di vivere la fede degli altri sia meno degno o più facile.
“Bisognerebbe tornare a pregare come una volta, in questo mondo ormai in rovina!”; “Io non prego certo con il rosario, è cosa da vecchi e superficiale”; “Tutti lì a fare tanto i pii, ma poi quando c’è da aiutare chi ha bisogno, restiamo da soli”.
Per leggere questo contenuto devi essere abbonato all’edizione digitale de La Guida.
Abbonati qui