Si è concluso con l’assoluzione per non aver commesso il fatto, il processo per rapina pluriaggravata, lesioni e tentata rapina a carico di E. E., ventenne di origini marocchine residente in città. Insieme all’amico C. G., nella notte fra il 7 e l’8 luglio 2023, il giovane si sarebbe introdotto nell’appartamento dove risiedeva un giovane cameriere impiegato in un ristorante cittadino e lo avrebbe derubato di 40 euro dopo averlo pesantemente picchiato. Usciti dall’appartamento i due avrebbero poi cercato di rapinare anche un altro ragazzo senza però riuscirci, messi in fuga dalle urla di un uomo che aveva assistito alla scena. Vennero poi trovati qualche ora più tardi in un bar del centro, dove era stata segnalata una rissa. Quando i militari entrarono nel locale, videro C. G. alterato da alcol e stupefacenti al centro della rissa, nel marsupio aveva le chiavi dell’appartamento dove poco prima era stato picchiato e derubato il giovane cameriere. Insieme a C. G. finì in manette anche E. E., che però a quanto riferito dai militari non aveva preso parte alla rissa. C. G. aveva risarcito le sue due vittime e aveva patteggiato la pena, sostenendo però sempre la completa estraneità di E. E. alla vicenda. Da parte sua il giovane si era dichiarato innocente e aveva scelto il rito ordinario che si è concluso al tribunale di Cuneo con la sua assoluzione. Dalle ricostruzioni degli inquirenti è emerso che l’appartamento dove era avvenuta la rapina era di proprietà del titolare del ristorante che lo metteva a disposizione dei camerieri che facevano un periodo di pratica nel locale. Uno di questi giovani, una sera dopo il lavoro, aveva invitato alcuni amici; tra questi c’erano anche C. G. ed E. E., che il cameriere conosceva solo di vista. In quell’occasione gli vennero sottratte le chiavi dell’alloggio, che il giovane impiegato era convinto di aver perso e che quindi non poté restituire quando terminò il suo contratto di lavoro. La notte del 7 luglio i due rapinatori entrarono senza effrazione perché avevano le chiavi della casa; conoscevano l’alloggio e andarono diretti nella stanza dell’unico cameriere che in quel periodo era presente. Il giovane colto nel sonno venne picchiato e derubato dei 40 euro che aveva nel portafogli. I due si erano presentati a torso nudo, col volto coperto dalle magliette. E sempre in questo modo cercarono di rapinare l’altro giovane che stava rientrando a casa dopo una cena con gli amici: “Quello più basso e con un ciuffo di capelli biondi che usciva dal passamontagna mi disse di dargli i soldi, poi mi mise le mani addosso e fece per prendere il portafogli dalla tasca. L’altro ragazzo più alto con la pelle scura e i capelli neri era qualche passo più indietro. Il mio vicino di casa urlò e loro scapparono. Io li ho mezzi riconosciuti perché si vedevano in giro per Saluzzo”. Insieme ai suoi amici che nel frattempo lo avevano raggiunto la vittima della tentata rapina risalì all’identità dei due grazie ai profili Instagram; le immagini vennero poi mostrate anche al giovane cameriere. Per l’accusa l’istruttoria aveva dimostrato la colpevolezza dell’imputato per il quale è stata chiesta la condanna a nove anni e 4.500 euro di multa. Secondo la difesa però E. E. era stato descritto da tutti come un giovane con i capelli scuri mentre lui aveva delle ciocche bionde sulla fronte. Discrepanze anche nell’abbigliamento descritto dai testimoni da quello registrato dalle guardie all’ingresso in carcere, dove il ragazzo venne descritto con un cappello bianco in testa. Incongruenze rilevanti che hanno condotto all’assoluzione dell’imputato.