Giuda è, nonostante tutto, personaggio con un suo fascino particolare. Per un drammatico paradosso che gli si è avvinghiato, esce d’impeto dal numero dei dodici e si impone con la sua individualità controversa. Uno dei pochi dal profilo netto, scolpito nel suo stesso nome: iscariota, sicario. Si pone come l’antieroe per eccellenza sulla scena della narrazione scritturistica, l’uomo del gran rifiuto assoluto, capace di sprofondare nella logica del mercanteggiare persino su un amico. Da un lato ha solleticato i distinguo razionali che invocano la predestinazione, gli ingranaggi del destino. Dall’altro si abbandona al fango del tradimento, costringendosi al confronto etico della scelta.
Per tutto questo l’autore lo riconosce come personaggio “indimenticabile”, figura cardine dell’esistenza, quasi specchio dell’animo di ognuno. La strada che persegue è però divergente rispetto alla tradizionale lettura. Per lui Giuda è “ombra delle nostre ombre”, compagno di viaggio perché figura narrativa ed esistenziale del tradimento. Il percorso proposto sfiora il paradosso anche per lo stile diretto. Delinea il paesaggio psicologico del personaggio intessuto di amicizia e tradimento, termini che, secondo Boyer, si richiamano a vicenda.
Lo immagina bambino che vuole sinceramente amare, poi, come gli altri apostoli, sperimentare “qualcosa che è al di fuori della loro portata”, disposto a lasciare tutto. Eppure tradisce. Si assume la “responsabilità spaventosa” del male e dell’errore che lo schiaccia, perché il suo tradimento è “la notte dell’amicizia”.
A questo punto entra in gioco l’altro personaggio, Gesù. Un sottile lavoro di riflessione afferma nell’orizzonte del tradimento l’amicizia smisurata, la massima vicinanza di Dio. Gesù ha capito chi è Giuda. Quando denuncia la mano che intinge nel suo piatto si rivolge a lui. Lo inchioda al suo essere “il nemico nell’amico”, ma sceglie il silenzio, non reagisce. Dio ha ripreso l’iniziativa nel dramma di Giuda: “come è possibile che abbia potuto prevedere il suo tradimento, annunciarlo al traditore senza però negargli la sua amicizia?”. Di questo “oblio dell’amicizia” la croce è il suggello che sconvolge definitivamente Giuda che diventa il primo testimone del sacrificio di Dio.
L’uomo di ogni tempo incontra Giuda nella possibilità del male, nella “fatica pazzesca” ad amare, nella “notte dell’amicizia”. Fatica però nel passo ulteriore, che per certi versi salva Giuda: la tragica consapevolezza del negare l’amicizia incarnata nel gesto ultimo del suicidio. Immerso in un “immenso lutto di amore”, il mondo, dice l’autore, sperimenta il bisogno estremo di amicizia nel momento in cui crede che “Giuda non abbia nulla da dire”.
Giuda, nemico d’amore
Frédéric Boyer
Sanpino
13,50