Quasi un anno fa, a fine 2023, la proposta di legge nata dalla mobilitazione Coldiretti è diventata legge nazionale: “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali”.
La Legge 172/2023 rappresenta un unicum nel panorama non solo europeo ma mondiale, poiché l’Italia è il primo e ad oggi l’unico a vietare il cibo artificiale, scegliendo di tutelare la salute dei propri cittadini, l’ambiente e le eccellenze delle produzioni italiane.
La legge tuttavia non ferma, né impedisce in alcun modo la ricerca, anzi, ciò che chiede il legislatore è di avere proprio evidenze scientifiche, al momento non disponibili, prima di permettere l’uso e la commercializzazione di prodotti non sicuri destinati all’alimentazione umana.
“Sul cibo sintetico la nostra prima preoccupazione era evitare che i cittadini venissero trasformati in cavie. Ora vogliamo che la parola torni agli scienziati che ci devono dire se ci siano o meno rischi per la salute umana. Noi non siamo contro la ricerca, anzi vogliamo che ora si rilancino gli investimenti nella ricerca a partire da quella pubblica. E questo perché la ricerca sul cibo sintetico non deve essere in mano agli stessi soggetti che poi vogliono produrre e commercializzare quei prodotti” sostiene il presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada.
La legge sanziona con multe da 10.000 fino a 60.000 euro (oppure fino al 10% del fatturato totale annuo realizzato nell’ultimo esercizio chiuso anteriormente all’accertamento della violazione, ma entro un massimo di 150.000 euro) il commercio di alimenti e mangimi prodotti a partire da colture cellulari o da tessuti derivanti da animali vertebrati.
Vieta, inoltre, per i preparati a base di proteine vegetali l’uso di denominazioni tradizionalmente utilizzate per la carne come prosciutto, burger e salsiccia veg. Si tratta di terminologie specifiche della macelleria o della salumeria che, se associate a prodotti vegetali, potrebbero indurre in errore il consumatore.
La violazione del divieto risulta sanzionata sul piano amministrativo anche con la confisca del prodotto e il divieto di accesso a contributi pubblici fino a prevedere la chiusura dello stabilimento.
“Contrastiamo la strategia di comunicazione subdola con la quale si approfitta deliberatamente della notorietà e tradizione delle denominazioni di maggior successo della filiera tradizionale dell’allevamento italiano per attrarre l’attenzione dei consumatori e indurli a pensare che questi prodotti siano dei sostituti, per gusto e valori nutrizionali, della carne e dei prodotti a base di carne” ribadisce il presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada.