L’ultima volta che lui le mise le mani addosso colpendola alla nuca con il manico di una scopa – dopo aver lanciato sulla schiena della figlioletta di otto mesi un vasetto di yogurt -, fu una sera di settembre 2022, ma di episodi di violenza da parte del convivente con cui stava da inizio 2020 ce ne erano già stati a ottobre e novembre 2020 e poi ad aprile 2021, quando lei era già incinta della loro figlioletta. In quell’occasione la donna aveva guidato fino alla caserma di Mondovì dove il vicebrigadiere che la accolse notò, nonostante la mascherina, un’abrasione sotto l’occhio e sullo zigomo: “Era molto spaventata e piangeva in modo incontenibile – ha riferito in aula il militare -, cercammo di calmarla, poi venne visitata da una guardia medica in caserma che emise un referto di 12 giorni di prognosi, facemmo venire i genitori a prenderla perché la portassero a casa loro. Avevamo già fatto altri due interventi presso quel nucleo familiare ma la signora aveva ridimensionato la situazione”. Anche quella volta la 39enne monregalese decise di tornare sui propri passi ritirando la denuncia: “Diceva che era dispiaciuto, che sarebbe cambiato, lo prometteva sempre”. La denuncia arrivò più di un anno dopo e ha portato all’incriminazione di L. D. M. per maltrattamenti in famiglia aggravati dalla presenza di minori. Nei racconti della donna, l’escalation di una situazione che già dopo pochi mesi di convivenza si era palesata in tutta la sua gravità: “Beveva sia a casa sia fuori, tante volte quando ero presente io in casa, a volte tornavo dal lavoro e lo trovavo sdraiato a terra. Gli dissi che avevamo bisogno di aiuto ma lui rifiutò sia una chiacchierata con un prete mio conoscente sia con lo psicologo. E quando beveva mi insultava, diceva che non valevo niente, che ero un ripiego rispetto alla sua precedente fidanzata, ma mi impediva di andare via, di lasciarlo, ce l’aveva con la mia famiglia, cercava di isolarmi dai miei familiari”. Una volta si era confidata con la vicina che l’aveva accolta in casa dopo averla trovata in lacrime sul pianerottolo; durante l’ennesima sfuriata, lui le aveva strappato i capelli: “Mi mostrò la ciocca di capelli – ha riferito in aula la teste -, io le consigliai di lasciarlo, di tornare dalla madre”. La donna però aveva cercato di tenere al riparo la famiglia da questa situazione e ogni volta che lui beveva lei preferiva trascorrere la notte in auto pur di non coinvolgere i parenti. La lite del settembre 2022 però fu il punto di svolta; a seguito dell’ennesima lite lui aveva lanciato un vasetto di yogurt che aveva colpito la bambina sulla schiena mentre era in braccio alla madre. Lei gli tirò una bottiglia che si ruppe a terra e lui prese il manico della scopa e la ferì alla nuca: “Sentivo il sangue che colava e anche la bambina si sporcò”. La donna chiamò la sorella che accorse subito. L’intervento dei Carabinieri riportò un po’ di calma e l’uomo si convinse a consegnare la bambina alla madre che da quel momento non fece più ritorno a casa. L’udienza è stata rinviata al 18 dicembre per ascoltare altri testimoni.