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Venerdì 22 novembre 2024

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Provincia di Cuneo maglia nera in Piemonte per consumo di suolo

Nel 2022 nella Granda è stata sottratta all’agricoltura e all’ambiente naturale una superficie equivalente a 250 campi da calcio, con conseguenze produttive e di tenuta idrogeologica

La Guida - Provincia di Cuneo maglia nera in Piemonte per consumo di suolo

Il suolo è una risorsa ambientale fondamentale, ma purtroppo limitata e non rinnovabile. Occorrono, infatti, più di 2000 anni per formare 10 cm di terreno ma, nonostante questo, ancora troppo spesso, le superfici agricole, naturali o semi-naturali vengono occupate da coperture artificiali ad un ritmo difficilmente sostenibile. Gli effetti che ne derivano sono evidenti e si traducono, in primo luogo, in una consistente riduzione dei servizi ecosistemici a cui si associa un aumento dei costi dovuti all’impermeabilizzazione dei territori.
Nonostante la consapevolezza condivisa che il consumo di suolo contribuisca a rendere sempre più fragile il nostro Paese, sotto diversi punti di vista, il processo di trasformazione territoriale continua in modo costante ed inesorabile, producendo conseguenze quali la perdita del potenziale produttivo agricolo e forestale, l’abbandono dei territori rurali, la sottrazione della capacità di impollinazione, la riduzione della disponibilità e della qualità dell’acqua. L’erosione dei paesaggi rurali, il dissesto idrogeologico, l’inquinamento dell’aria e la crescente vulnerabilità al cambiamento climatico contribuiscono ad appesantire la lista degli effetti negativi.
La necessità di tutelare il suolo non scaturisce soltanto dalle ricadute positive sulla sfera ambientale e sociale, ma si lega anche ai costi riconducibili al suo degrado. Questi ultimi, secondo stime formulate dall’UE, solo guardando al nostro Paese per il periodo dal 2012 al 2030 si stimano in circa 100 miliardi di euro.
In tale contesto, il settore agricolo svolge un ruolo di primo piano nella gestione del suolo e tramite esso garantisce prodotti agricoli essenziali per il fabbisogno alimentare della popolazione. Secondo i dati FAO, il 44% delle terre coltivate del mondo si trova in zone aride, che ospitano circa il 30% della popolazione globale su una superficie che copre oltre 100 Paesi. Dati che fanno riflettere sull’importanza di non sottovalutare il ruolo dei territori e delle superfici vocati all’agricoltura e che troppo spesso, purtroppo, sono minacciati dall’attività dell’uomo: dalla cementificazione selvaggia agli incendi, passando per il consumo di suolo spinto dall’istallazione di pannelli fotovoltaici a terra che potrebbero, invece, trovare collocazioni maggiormente sostenibili.
L’Italia ad oggi non dispone ancora di una legge nazionale di riferimento sul consumo di suolo. “La legge giace da anni in Parlamento – spiega il presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada – ma occorre accelerare sull’approvazione per dotare il nostro Paese di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio. Difendere la disponibilità di terra fertile significa riconoscere dal punto di vista sociale, culturale ed economico il ruolo e il valore delle aziende agricole”.
Fondamentale sarà pertanto la realizzazione di un percorso normativo in grado di affermare definitivamente i principi del riuso, della rigenerazione urbana e delle limitazioni del consumo del suolo, sostenendo, nel contempo, la tutela e la valorizzazione delle attività agricole.
Andando ad analizzare la situazione del nostro Paese, il consumo di suolo in Italia accelera alla velocità di 2,4 metri quadrati al secondo, pari nel 2022 a ben 77 km2, quasi 2/3 dei quali sono stati sottratti all’agricoltura nazionale.
Secondo l’analisi di Coldiretti Cuneo sui dati del Rapporto ISPRA 2023, la provincia di Cuneo è la prima provincia piemontese per consumo di suolo fra il 2021 e il 2022 con un consumo netto di 179 ettari, superando Torino (168 ettari) e staccando di molto le altre Province (Novara ferma a 99 ettari, Alessandria 71 ettari, Vercelli 38 ettari, Asti 27 ettari, Verbano-Cusio-Ossola 18 ettari e Biella 17 ettari).
È come se nell’arco del 2022 fosse stata sottratta nella Granda una superficie equivalente a ben 250 campi da calcio. Un primato che porta il totale di suolo occupato da superfici artificiali in provincia di Cuneo a 36.659 ettari, il secondo dato più alto della Regione dopo la provincia di Torino (58.483 ettari).
Si tratta di un processo che prosegue ininterrottamente da decenni con il risultato che, a causa della cementificazione e dell’abbandono, l’Italia ha perso quasi 1 terreno agricolo su 3 nell’ultimo mezzo secolo con la superficie agricola utilizzabile che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari ed effetti sul deficit produttivo del Paese e la dipendenza agroalimentare dall’estero, oltre che sulla tenuta idrogeologica del territorio.
Infatti, per via delle coperture artificiali il suolo non riesce a garantire l’infiltrazione di acqua piovana che scorre in superficie aumentando la pericolosità idraulica del territorio; l’effetto è che oltre 9 Comuni su 10 in Italia (il 93,9% del totale) hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane e alluvioni anche a causa del cambiamento climatico in atto con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente.

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