Roberta Vinci e Filippo Volandri sono stati protagonisti a Cuneo di una giornata dedicata al tennis e al talento, giovedì 4 aprile, iniziata con l’inaugurazione della mostra dei cimeli del tennis cuneese donati da Sergio Parola alla Fondazione Crc, che con la collaborazione del Comune di Cuneo ha allestito la mostra “Il tennis a Cuneo dal 1928. A seguire, i due ex tennisti sono stati protagonisti di un incontro aperto a tutti allo spazio Varco. Tema della giornata era il talento e inevitabilmente il discorso è caduto su Jannik Sinner e la vittoria in Coppa Davis della nazionale capitanata da Volandri, ma nel corso dell’incontro moderato dal giornalista Lorenzo Tanaceto, c’è stato spazio anche per il racconto di due delle più belle imprese compiute dai due tennisti contro due leggende dello sport: Serena Williams e Roger Federer.
“Le ho dato una bella mazzata…e non mi saluta più”
Roberto Vinci è stata una grande tennista, numero 7 al mondo (e numero uno in doppio), vincitrice di tutti gli slam in doppio e finalista in singolo agli Us Open, protagonista di grandi vittorie in Fed Cup con la nazionale. Ma il successo conquistato contro Serena Williams nella semifinale degli Us Open 2015 è un capitolo a parte. La campionessa americana era la grande favorita ed era in corsa per completare il Grande Slam, avendo vinto gli altri tre giocati in stagione (Australia, Roland Garros e Wimbledon).
“Era una partita quasi impossibile – ha raccontato Roberta Vinci a Cuneo – Però sono entrata in campo tranquilla, ricordo che ho parlato con il mio allenatore della tattica e dell’atteggiamento, di affrontare la partita con pensieri positivi. Si è soffermato tanto su quell’aspetto e mi ha detto: “Non ti accontentare”. Parole che mi sono ripetuta durante la partita”.
Il primo set però ha rispettato il pronostico: 6-2 per la Williams. “Continuavo a dirmi goditi il momento, è una semifinale Slam e non ti capita tutti i giorni di poterla giocare. Una partita però può cambiare da un momento all’altro e in quel caso il click è stato quando Serena ha perso il secondo set e ha spaccato la racchetta al cambio campo. Quando ho visto questa scena, nella mia testa, è scattata la cosa: ma sai, che forse forse…”.
“Lei si stava giocando un traguardo storico e c’era la tensione e il nervosismo, io avevo un tipo di gioco che le poteva dare fastidio. Avevo la sensazione di darle fastidio, poi ci ho creduto, mi sono detto continua, non mollare e ho continuato a giocare bene. Poi, un po’ anche la fortuna, un po’ il suo nervosismo, un po’ il mio stile di gioco, e quando ho vinto non ci ho capito niente. Non ho realizzato lì per lì quello che avevo fatto”.
La Williams non l’ha presa benissimo. “È uscita dal campo con il dito alzato come a dire sono sempre io la numero uno…eh vabbè, io però le ho dato una bella mazzata che veramente non si aspettava. Non mi saluta più. L’ho rivista poi in Australia, stavo mangiando al ristorante del club, io ho salutato, lei dritta senza dire niente. Mi sono detta va bene, starà ancora rosicando”.
Battere Federer? “Tu devi avere la tua miglior giornata di sempre, lui non deve essere in gran giornata”
Filippo Volandri, invece, è stato numero 25 al mondo, e oggi allena la nazionale che ha vinto la Coppa Davis. Non ha vinto i grandi tornei, ma è uno dei due italiani a poter dire di aver battuto Roger Federer (l’altro è stato Seppi). Lui ci è riuscito contro un Federer in piena ascesa, nel 2007, sul campo “di casa” degli Internazionali di Roma.
“Uno come me – ha raccontato Volandri – per battere Federer deve avere la sua miglior giornata di sempre e oggettivamente non una gran giornata da parte di Roger. Su questo dobbiamo essere onesti perché quei campioni non perdono quelle partite contro uno fuori dai primi 20 se sono in buona giornata. Al di là di questo, quello che ha un po’ ha fregato Roger quel giorno è anche come è Roger: lui è uno di quelli che ti mette a proprio agio, uno di quelli che quando li incontri nel tunnel ti parla, ti mette a tuo agio, e tu entri in campo in maniera un po’ più serena. Ad esempio, invece, con Nadal era diverso. È uno dei giocatori secondo me più sportivi della storia, ma nel tunnel non ti parla e appena entra in campo già nel riscaldamento ti fa subito capire cosa ti aspetta”.
Sinner e il talento
Tema della giornata organizzata dalla Fondazione Crc era il talento, come riconoscerlo e come coltivarlo. Volandri ha ricordato le recenti parole di Sinner: “Jannik ha detto recentemente che il suo talento è quello di essere portato al lavoro, ed è un talento anche quello. Non basta avere il talento tecnico, se poi non hai la testa giusta”. Un altro talento di Sinner, ha ricordato Volandri, è quello di “giocare ogni punto”.
“Ognuno di noi – ha sottolineato il tecnico azzurro – ha un talento che va assolutamente cercato, c’è chi ci mette meno e chi di più, ma abbiamo tutti un talento diverso uno dall’altro. Anche nel tennis c’è il talento tecnico, quello fisico, quello mentale, la dedizione”.
Tra i consigli e gli esempi da dare ai giovani, Roberta Vinci ha sottolineato l’importanza di “ascoltare tanto, parlare, condividere i momenti negativi e positivi, essere sempre curiosi nella ricerca di cose nuove, per ampliare il suo bagaglio tecnico e personale”.
La vittoria in Coppa Davis e il derby Berrettini-Sonego
Oltre al talento, poi, c’è il lavoro, quello che ha portato ai successi individuali e anche a quelli di squadra, come la Coppa Davis.
“In quell’occasione – ha ricordato Volandri – c’è stato sicuramente tanto lavoro dietro, il segreto di questo successo è stata l’amalgama, è stato il lavoro di squadra. Dare un senso di appartenenza a uno sport prettamente individuale è stato importante. I ragazzi li conosco da quando hanno 14-15 anni e mi hanno aiutato tantissimo loro: sono dei grandissimi campioni, ragazzi semplici e perbene e che lavorano tantissimo”. Nel pomeriggio di oggi, venerdì 5 aprile, è in corso il derby azzurro tra Berrettini e Sonego, nei quarti di finale a Marrakech. Volandri ovviamente specifica di tifare per tutti e due e però sottolinea che è “bello vedere Matteo di nuovo in campo dopo quello che ha passato negli ultimi due anni, vedere quanto ancora ci crede. Anche in Davis, pur senza giocare, ci ha dato un contributo enorme”.
Fotoservizio: Danilo Ninotto.