Boves – “Siamo qui per un gesto di grande affetto”. Con queste parole Monsignor Derio Olivero ha aperto la Messa in ricordo di don Gianni Riberi a pochi mesi dalla scomparsa e a due giorni da quello che sarebbe stato il suo 74mo compleanno.
“Pensiamo a quanti ricordi portiamo nel cuore – ha proseguito il celebrante in una chiesa gremita -. Tutti abbiamo alcuni “grazie” da dirgli per tutto ciò che ha fatto. Giobia amava molto le relazioni e ci teneva a “fare comunità”. Se potesse parlare ora, ci direbbe che siamo tutti qui insieme per creare relazioni: allora iniziamo la Messa salutandoci con il cuore perché abbiamo la fede che ci accomuna”.
Sempre a inizio funzione, Monsignor Olivero ha invitato l’intera assemblea a un nuovo elemento simbolico: avvicinarsi tutti all’altare e, poggiando le mani laddove don Gianni ha celebrato per 23 anni, ricordarlo con un pensiero personale o un grazie. Un gesto che ha rappresentato una sorta di “carezza” di ciascun fedele al compianto sacerdote.
Accompagnato in qualità di concelebranti da don Bruno Mondino, don Aldo Busso (che per tanti anni è stato accanto a don Gianni a Boves), don Beppe Panero e don Martino Pellegrino, Monsignor Olivero durante l’omelia ha invitato a riflettere sulla durezza della morte ma anche sul futuro. “Gesù ci spalanca le porte sul futuro, questo è il bello del Cristianesimo: riuscire a guardare avanti, oltre la morte. Questo ci ha sempre insegnato don Gianni. Ha trasmesso la fede e la fiducia. Ci auguriamo di rivederci tutti un giorno nel Regno dei Beati”.
La serata di festa e ricordo è proseguita con le testimonianze e le proiezioni coordinate da Luigi Pellegrino. Don Giorgio Macario, per ben 15 anni accanto a don Riberi, ha inviato un testo in cui ha sottolineato elementi come la fratellanza e la condivisione. “Ho in particolar modo apprezzato – ha scritto don Giorgio – la sua umiltà, la capacità di ascolto e la misericordia. Un vero e proprio capolavoro evangelico che ha lasciato una scia di luce dietro di sé”.
Dal testo di “Camminando” di Ruben Blades ha tratto spunto don Mariano Bernardi per il suo saluto.
“Si possono percorrere milioni di chilometri in una sola vita senza mai scalfire la superficie dei luoghi nè imparare nulla dalle genti appena sfiorate. Il senso del viaggio sta nel fermarsi ad ascoltare chiunque abbia una storia da raccontare. Camminando si apprende la vita, camminando si conoscono le cose, camminando si sanano le ferite del giorno prima. Cammina guardando una stella ascoltando una voce seguendo le orme di altri passi. Cammina cercando la vita curando le ferite lasciate dai dolori. Niente può cancellare il ricordo del cammino percorso”.
“Giobia si è messo in cammino seguendo le orme di Gesù e le stelle rappresentate dai bisognosi – ha detto don Bernardi-. Ha saputo ascoltare le storie che ciascuno aveva da raccontare”.
Altri ricordi sono pervenuti attraverso i testi di don Gioacchino Ndione, Silvano Bertaina e Franco Monnicchi (comunità di Emmaus). Quest’ultimo ha sottolineato l’impegno di don Gianni per la comunità e gli elementi caratteriali che lo hanno accomunato all’Abbè Pierre.
Nel saluto finale, don Bruno Mondino ha ringraziato i tanti partecipanti per aver vissuto un bel momento di famiglia. Il parroco, con una efficace battuta, ha ricordato una “mancata profezia” del suo predecessore. “Don Gianni diceva, “non ti preoccupare perché fra due o tre anni, nessuno si ricorderà di me”. Stasera abbiamo dimostrato il contrario, segno che è più che mai presente un forte senso di comunità”.
Il momento conclusivo è stato affidato all’interpretazione della canzone preferita di don Gianni (“La tua immagine”, cover di Dino sulle note di “The Sound of Silence”) e alla lettura di un testo presente sul bollettino parrocchiale in occasione del Natale del 2000. Festeggiando i 25 anni di sacerdozio, Giobia diceva: “mi sento come immerso in un grandissimo cuore che mi ama come sono e ho sentito il vostro cuore all’unisono con il mio. Il Paradiso a volte si sente anche sulla terra”.