Adriano Antoniacomi (per gli amici Plifiu) è nato a Cuneo nel 1946. Inizia a viaggiare nei primi anni ‘70: India, Pakistan, Iran, Nepal. Nel 1975 approda in Australia e, successivamente (1977), si stabilisce in Nuova Zelanda dove, per sei anni, vive mantenendosi producendo ceramiche cotte sia in un forno a gasolio che in uno a legna. “Per sei anni – racconta – vivo e mi mantengo producendo ceramiche “country” cotte sia in un forno a gasolio che in uno a legna. Il clima particolarmente stimolante di quegli anni e l’opportunità di stringere amicizia con ceramisti appassionati mi permettono di approfondire le mie conoscenze”. Nel 1983 ritorna in patria, dove incontra Laura Novarino alla quale trasmette la passione per l’arte ceramica. Da allora vivono e lavorano insieme.
Dall’ ‘83 Antoniacomi ha dato vita allo Studio Potter, situato nella frazione San Lorenzo di Peveragno, facendolo crescere in notorietà e prestigio. Vi si producono sia ceramiche artistiche che d’uso. Potter è un termine internazionale che significa vasaio e, in modo semplice e diretto, vuole connotare il luogo dove il ceramista, ogni giorno, sperimenta, gioca e lavora con la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco. Il carattere scanzonato e ironico, il suo approccio esistenziale sereno si riflettono pienamente nel lavoro di Antoniacomi, sorretto da un’indiscutibile maestria tecnica e da una visione culturale d’insieme che lo porta ad essere sempre aderente ai valori essenziali, quelli, appunto, simboleggiati dai costituenti fondanti del lavoro ceramico.
“Ancora oggi, Laura e Adriano lavorano insieme, gestendo “in famiglia” il loro laboratorio. Ma, come amano specificare, “dividendosi responsabilità e, soprattutto, lavorando in modo indipendente i singoli pezzi”. Solo così, dicono, possono “infondere” alle loro produzioni un po’ della loro personalità, proiettando nei manufatti qualcosa di loro stessi. Laura e Adriano vivono circondati dai loro vasi, tutti pezzi unici, tutti con un segno distintivo. “Facendo girare il nostro tornio” – spiegano – “abbiamo contribuito a creare comunità di persone che condividono l’uso degli oggetti nati dalle nostre mani”.