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Lunedì 30 dicembre 2024

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Messa del malato nella cappella dell’Ospedale Santa Croce di Cuneo

Lunedì 12 febbraio alle ore 20 presiede la celebrazione mons. Piero Delbosco, vescovo di Cuneo-Fossano, animata dal coro dell’Oftal

La Guida - Messa del malato nella cappella dell’Ospedale Santa Croce di Cuneo

Cuneo – Lunedì 12 febbraio alle ore 20 viene celebrata la Messa del malato nella cappella dell’Ospedale Santa Croce di Cuneo (6° piano). Presiede la celebrazione mons. Piero Delbosco, vescovo di Cuneo-Fossano, animata dal coro dell’Oftal. La Messa si inserisce nella celebrazione della trentaduesima Giornata Mondiale del Malato. “Non è bene che l’uomo sia solo” è il tema scelto da Papa Francesco affinché l’attenzione sia posta sul curare il malato curando le relazioni. Il Messaggio del Santo Padre si ispira al capitolo 2 del Libro della Genesi (Gen 2,18).

“Ci fa bene riascoltare quella parola biblica: non è bene che l’uomo sia solo! Dio la pronuncia agli inizi della creazione e così ci svela il senso profondo del suo progetto per l’umanità ma, al tempo stesso, la ferita mortale del peccato, che si introduce generando sospetti, fratture, divisioni e, perciò, isolamento. Esso colpisce la persona in tutte le sue relazioni: con Dio, con se stessa, con l’altro, col creato. Tale isolamento ci fa perdere il significato dell’esistenza, ci toglie la gioia dell’amore e ci fa sperimentare un oppressivo senso di solitudine in tutti i passaggi cruciali della vita”, spiega il Papa. Il Santo Padre richiama quindi il modello del Buon Samaritano (Lc 10, 25-37) con la “sua capacità di rallentare il passo e di farsi prossimo, alla tenerezza con cui lenisce le ferite del fratello che soffre” e ricorda che “la prima cura di cui abbiamo bisogno nella malattia è la vicinanza piena di compassione e di tenerezza. Per questo, prendersi cura del malato significa anzitutto prendersi cura delle sue relazioni, di tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri – familiari, amici, operatori sanitari –, col creato, con se stesso”. “Siamo chiamati ad adottare lo sguardo compassionevole di Gesù. Prendiamoci cura di chi soffre ed è solo, magari emarginato e scartato. Con l’amore vicendevole, che Cristo Signore ci dona nella preghiera, specialmente nell’Eucaristia, curiamo le ferite della solitudine e dell’isolamento. E così cooperiamo a contrastare la cultura dell’individualismo, dell’indifferenza, dello scarto e a far crescere la cultura della tenerezza e della compassione”, invita il Papa. Infine, il Santo Padre sottolinea che “gli ammalati, i fragili, i poveri sono nel cuore della Chiesa e devono essere anche al centro delle nostre attenzioni umane e premure pastorali”.  “Non dimentichiamolo. E affidiamoci a Maria Santissima, Salute degli Infermi, perché interceda per noi e ci aiuti a essere artigiani della vicinanza e della relazione fraterna”, conclude.

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