Borgo San Dalmazzo – Mercoledì 7 febbraio alle 17.30 nella sala consiliare si terrà un incontro organizzato dal Comitato Giustizia e Pace per verificare insiseme ai Comuni che hanno aderito alla “Campagna Italia, Ripensaci” se c’è la volontà di costituire un Coordinamento degli Enti Locali per la Pace. Ad oggi, alla Campagna,per chiedere all’Italia di rivedere il voto contrario espresso nel 2016 nell’Assemblea Generale dell’Onu alla risoluzione che chiedeva di approvare uno strumento che prevedesse la messa al bando e lo smantellamento delle armi nucleari, hanno aderito i Comuni di Bernezzo, Borgo San Dalmazzo, Boves, Caraglio, Cuneo, Demonte, Trinità, Vernante e Vignolo.
“Potrebbe essere un segno molto bello in concomitanza dell’anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina nascesse questo Comitato provinciale – spiega don Flavio Luciano, coordinatore della Carovana della Pace 2023 -. Invitiamo chi non l’ha ancora fatto, di inviare ufficialmente il Verbale di Deliberazione del proprio Consiglio Comunale con l’adesione alla Campagna Italia, Ripensaci all’indirizzo e-mail della Commissione Giustizia e Pace diocesana –giustiziaepace@diocesicuneofossano.it – e soprattutto, come era scritto alla fine della mozione, di trasmettere questa deliberazione al coordinamento nazionale di “Italia, ripensaci” per un’opportuna diffusione della decisione” all’indirizzo campagne@retepacedisarmo.org“.
Saranno presenti all’incontro rappresentanti territoriali di associazioni che, già a livello nazionale, stanno accompagnando con coraggio l’invito di papa Francesco, ripetuto nuovamente il 25 dicembre 2023 nel messaggio Urbi et Orbi: “Allora dire “sì” al Principe della pace significa dire “no” alla guerra, e questo con coraggio: dire “no” alla guerra, a ogni guerra, alla logica stessa della guerra, viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse. Ma per dire “no” alla guerra bisogna dire “no” alle armi. Perché, se l’uomo, il cui cuore è instabile e ferito, si trova strumenti di morte tra le mani, prima o poi li userà. E come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi? (…) La gente, che non vuole armi ma pane, che fatica ad andare avanti e chiede pace, ignora quanti soldi pubblici sono destinati agli armamenti. Eppure dovrebbe saperlo! Se ne parli, se ne scriva, perché si sappiano gli interessi e i guadagni che muovono i fili delle guerre”.