Cuneo – Non sono state presentate offerte per l’asta pubblica di vendita di palazzo Chiodo. L’asta era stata indetta dal Comune con una base di partenza di 2,4 milioni di euro, la stessa cifra spesa dall’ente nel 2006 per acquistare l’edificio cinquecentesco nel cuore del centro storico (nell’isolato di via Cacciatori delle Alpi, via Chiusa Pesio e via Savigliano). Alla scadenza della presentazione delle domande, martedì 16 gennaio (con l’apertura delle eventuali buste e asta venerdì 19 gennaio), non è però arrivata nessuna domanda in Comune è l’asta è quindi andata deserta.
L’obiettivo dell’amministrazione comunale al momento dell’acquisto era quello di destinare l’immobile al possibile ampliamento della vicina biblioteca civica. Un’idea poi accantonata, viste anche le dimensioni e le caratteristiche dei locali, con la scelta sulla sede della nuova biblioteca poi caduta su palazzo Santa Croce (dove sono in corso i lavori). Palazzo Chiodo è quindi rimasto senza destinazione e vuoto, di fatto in stato di abbandono, senza riuscire a trovare un’altra destinazione adeguata e senza i fondi necessari per il recupero di una struttura di così grandi dimensioni (1.500 metri quadrati di superficie coperta) e dall’alto valore storico, ma sempre più fatiscente. Un degrado che rappresenta una ferita aperta nel cuore del centro storico di Cuneo.
Il Comune era diventato a tutti gli effetti l’unico proprietario dell’edificio nel 2015, alla morte della baronessa Maria Alberta Chiodo Ronchetto Salvana che aveva mantenuto il diritto ad abitare nelle sue stanze all’ultimo piano. Sul lato di via Chiusa Pesio, nel 2015 un incendio (doloso, da parte di occupanti abusivi) ha danneggiato il tetto e nel corso degli anni l’area è stata transennata, a causa dei crolli di intonaco, e in consiglio comunale i consiglieri di opposizione hanno chiesto più volte interventi e anche sopralluoghi. L’edificio, vincolato dalla Soprintendenza, è stato inserito da tempo nel piano delle alienazioni dal Comune e quello che si è concluso in questi giorni è stato il primo tentativo di vendita all’asta, peraltro contestato dai consiglieri di minoranza.
Adesso il Comune dovrà riaprire le valutazioni sul futuro dell’edificio, tra la possibilità di tentare un’altra vendita all’asta oppure individuare altre strade da percorrere.