C’è una costante a tratti appare esplicitata, ma più speso rimane tra le righe di questo testo dal chiaro pensiero sul problema del nucleare. Si tratta di un impossibile equilibrio tra il sistema economico dominante e le prospettive di vita sul pianeta. Per carità, l’autore non intende affatto essere profeta di sventura apocalittica. La sua vuol essere però un’analisi rigorosa dell’argomento appellandosi a motivazioni scientifiche.
D’altro lato appare anche consapevole che non si tratta soltanto di razionalmente confutare le ragioni delle scelte nucleari circa la produzione di energia elettrica. È invece evidente che la questione sia a monte, insita nello stesso sistema economico che fa della crescita il fine ultimo di ogni attività produttiva. Anzi contrabbanda questa stessa crescita come sinonimo di benessere.
A parte l’ovvia constatazione che sarebbe ancora da rispondere alla domanda: benessere per chi?, rimane comunque discutibile l’equazione che lega i due termini in una relazione direttamente proporzionale, croce e delizia di ogni ragionamento sull’economia.
Per questo l’autore, già docente di fisica al Politecnico torinese, a complemento delle informazioni tecnico-scientifiche richiama l’attenzione su un modello economico che prospera sull’incremento dei consumi, che comporta una maggior produzione e, a rimandare al punto di partenza, una maggior richiesta di energia. La produzione di quest’ultima fondamentale pedina del “gioco dell’oca” economico, pervasa dall’”irrazionale pretesa di potersi liberare dai vincoli materiali”, rimanda a sua volta alle materie prime.
È in questa casella che ha origine la questione del nucleare come risposta semplice e immediata alla fame di energia. Un passaggio troppo semplicistico per l’autore che si impegna in una lineare, seppur scientificamente dettagliata, confutazione delle argomentazioni a favore di questa tendenza.
Chiariti i presupposti della fisica circa i vari termini che entrano in questi discorsi, l’autore smonta uno alla volta i luoghi comuni alimentati da scarsa conoscenza dell’argomento, ma anche da una orchestrata retorica.
Mette cioè in discussione non solo il “candore” di questa energia, ma anche richiama alla memoria la questione delle scorie in termini sia quantitativi sia temporali sia, infine, geografici. Scorie e gli stessi reattori che, prima o poi, vanno in disuso e devono essere smantellati devono finire “da qualche parte”. Il virgolettato sottintende le ulteriori domande: Dove? Come? Con quali rischi? Ed è chiaro il rischio di infiltrazioni di malintenzionati e quanto i paesi in via di sviluppo diventino potenziale “pattumiera”.
Se poi le alternative passano per le fonti rinnovabili, l’autore non scorda il presupposto di partenza. Sostiene quindi la centralità di un’economia circolare che, pur non sfuggendo al secondo principio della termodinamica per cui un recupero completo “non è mai letteralmente possibile”, almeno si sottrae alla logica della crescita continua con gli effetti collaterali già evidenziati.
Spaccare l’atomo in quattro
di Angelo Tartaglia
Editrice Gruppo Abele
euro 12