Dronero – Tra di loro parlavano in siciliano utilizzando messaggi in codice, ma per gli agenti della Squadra Mobile di Cuneo che avevano iniziato a intercettarli e a pedinarli in seguito a una segnalazione a febbraio 2017, non è stato difficile capire che l’oggetto di quelle conversazioni era lo spaccio di cocaina. Nel corso di alcuni mesi di indagine, tra febbraio e giugno 2017, la Polizia è riuscita a venire a capo di una organizzazione dedita allo spaccio che faceva riferimento a D. S. G., 42enne originario di Palermo, insieme al padre A. (nel frattempo deceduto) e al fratello F. (la cui posizione è stata stralciata), residenti a Dronero. A capo dell’attività di spaccio però, secondo gli inquirenti, c’era D. S. G. che insieme alla moglie B. M., al cugino P. S., al cognato B.F. e altri due uomini, T. L. e Z. F., è stato rinviato a giudizio e processato al tribunale di Cuneo. “Era lui che aveva funzioni di capo e chiamava tutti gli altri ‘i suoi operai’, lamentandosi anche quando suo cugino tornò in Sicilia, perché avrebbe dovuto accollarsi anche quella parte di lavoro – ha riferito in aula l’ispettore di Polizia che aveva lavorato all’indagine -, quando non era in casa chiamava il padre avvisandolo di chi doveva andare ad acquistare le dosi di cocaina”.
A più riprese gli agenti della Mobile, a seguito delle intercettazioni e dei pedinamenti, hanno sequestrato dosi di stupefacente nascoste in casa nei pensili della cucina e fra le tegole della mansarda, nello sportello della benzina o nel vano motore delle loro auto. Rilevante la quantità di cocaina, più di 150 grammi sequestrati complessivamente nel corso dell’indagine, più le singole cessioni ai vari acquirenti. A ogni sequestro gli esponenti della banda diventavano più nervosi, divisi tra la necessità di recuperare i crediti dai vari clienti e la ricerca di nuovi fornitori. In uno degli ultimi sequestri, a maggio 2017, gli inquirenti trovarono 14 grammi di cocaina che uno degli imputati aveva nascosto in una catasta di legna in un frutteto tra Villafalletto e Busca vicino a un ruscello: “Avevamo seguito Z. F. che dopo essere sceso dall’auto si era abbassato vicino a una catasta di legna e poi se ne era andato. Ci trovammo un pacchetto con 14 grammi di cocaina e lo portammo via. Più tardi arrivò D. S. G. che non trovò niente, era impazzito perché non aveva trovato niente. Quel giorno stesso cercò un nuovo fornitore per riprendere l’attività di spaccio. Lo fermammo poco più tardi mentre era in auto col cognato e sequestrammo dosi di codeina”. Il processo è stato rinviato al 18 dicembre per sentire altri testimoni dell’accusa e gli imputati.