Verzuolo – Sta volgendo al termine il processo per l’infortunio sul lavoro accaduto alla ex Burgo il 17 maggio 2020 in cui era rimasto seriamente ferito a un piede un operaio addetto alla lavorazione di rotoli di cartone. Stando alla ricostruzione degli addetti dello Spresal, l’uomo sarebbe intervenuto manualmente su un rotolo che si era bloccato nel suo percorso dal nastro rifilatore a quello che lo doveva portare in magazzino, senza però disattivare il comando di movimento automatico: salendo di persona sul tratto girevole del percorso in cui si era bloccato il rotolo, lo aveva spinto in avanti verso l’ammortizzatore che lo avrebbe spinto sul nastro. Quando la fotocellula rilevò il rotolo, si rimise in moto e l’operaio rimase incastrato sulla piattaforma e si ferì al piede destro. Poté rientrare al lavoro solo nel mese di settembre e nel frattempo fu risarcito dall’azienda. Con l’accusa di lesioni colpose aggravate è stato rinviato a giudizio il general manager dell’azienda Raffaele Marinucci.
L’operaio in udienza aveva riferito di aver avuto problemi con quella macchina da quando la produzione era passata dalla lavorazione di carta per arti grafiche e stamperie al cartone da imballaggi: “Lavoravo alla macchina che selezionava i rotoli imperfetti per aggiustarli col segarotoli e poi inviarli al magazzino. Eravamo all’inizio della lavorazione del cartone e la macchina si bloccava spesso per via della diversa compattezza dei rotoli di cartone rispetto a quelli di carta, che faticavano a rotolare. A volte il rotolo restava in un punto cieco e si doveva entrare per forzarlo verso l’espulsore”. L’operaio aveva riferito che per raggiungere questa parte della macchina (una piattaforma girevole che dopo aver catturato il rotolo ruotava alzandosi verso il nastro successivo), bisognava entrare fisicamente sulla piattaforma attraverso una porta di sicurezza che non era chiusa a chiave: “Da gennaio a maggio questo blocco si era verificato molto spesso, a volte ogni singolo rotolo, a volte solo due volte al giorno. Non potevo usare il comando manuale perché una volta spinto il rotolo verso la fotocellula, la piattaforma girevole non si alzava più verso il nastro. Sarebbe stata necessaria la presenza di un altro operaio che forzava con un cacciavite l’elettrovalvola. Qualche volta quando erano presenti gli elettricisti avevamo fatto così”. L’operaio aveva anche aggiunto di aver discusso queste manovre di emergenza con i suoi referenti e che aveva già fatto presente questa difficoltà di rotolamento del cartone rispetto alla carta.
In aula sono stati ascoltati anche i testimoni di difesa, uno dei manutentori della parte elettronica e il responsabile del servizio di prevenzione e protezione. Il primo ha riferito che in caso di intervento sulla macchina era sempre obbligatorio disattivare il comando automatico e inserire quello manuale e che non gli era mai capitato che qualche operaio intervenisse mantenendo inserito il comando automatico; ma ha aggiunto che quell’area era comunque isolata e nessuno avrebbe potuto vedere che cosa faceva l’unico operaio addetto. Il secondo ha riferito che dopo l’incidente la macchina era stata immediatamente fermata per i rilievi delle autorità competenti, ma che quando la rimisero in moto il giorno dopo, il rotolo era scivolato senza problemi fra i vari nastri e sulla piattaforma. Conclusa l’istruttoria il processo è stato rinviato al 5 febbraio per la discussione.