Paesana – Era stato colpito a bastonate in testa perché le sue mucche nel passaggio da un pascolo all’altro avevano sconfinato nel terreno di un altro allevatore. Con l’accusa di lesioni aggravate era stato rinviato a giudizio P. M., anziano dipendente dell’allevatore il cui pascolo era stato invaso. In aula si era costituito parte civile il giovane allevatore C. A., che a seguito di quell’aggressione e delle ferite riportate continuava a subire forti mal di testa e momentanee perdite di memoria.
Il 19 giugno 2020 mentre spostava il proprio gregge da un pascolo all’altro, alcune mucche avevano abbattuto i paletti vicino al sentiero e avevano calpestato il pascolo di un altro allevatore per il quale lavorava P. M. insieme ad altre persone: “Dopo aver spostato il gregge – aveva riferito la parte offesa – con mio cugino e mio fratello più piccolo siamo tornati a recuperare i paletti e il filo ed è stato in quell’occasione che P. M. insieme ad altri tre bloccarono la nostra auto”. Mentre gli altri lo trattenevano, P. M. aveva preso un picchetto e lo aveva colpito alla testa. Il fratello e il cugino si erano rifugiati in auto e da lì avevano assistito all’aggressione. “Mio fratello urlava e anche io urlavo – ha riferito il fratello minore che per lo shock subìto non volle più tornare in alpeggio -, lui si è fermato perché si è rotto il palo”. Quando gli venne liberato il passaggio i tre scesero a valle e la vittima venne portata dal cugino all’ospedale dove vennero refertate le ferite. In aula ha deposto anche l’imputato, il quale ha ammesso di aver colpito il giovane allevatore ma solo una volta e per legittima difesa dopo essere stato a sua volta colpito con un picchetto a una spalla: “Tutti i giorni c’erano problemi perché loro non mettevano la corrente al filo e c’erano stati danni”. Per l’accusa sostenuta dal pubblico ministero l’istruttoria aveva ampiamente provato il fatto contestato, dalle lesioni documentate, ai dissapori fra i due allevatori che l’imputato aveva pensato di risolvere facendosi giustizia da sé e per questo ha chiesto la condanna al pagamento di 2.500 euro di multa. Alla richiesta di condanna si è associata la parte civile chiedendo il risarcimento per il danno fisico e per il danno morale patito anche dal fratello minore, all’epoca dei fatti tredicenne, costretto ad assistere all’aggressione. Per la difesa invece il racconto della parte offesa era stato pieno di contraddizioni e poco credibile, considerata anche la rilevante differenza di età fra i due allevatori. Riconosciuto colpevole del reato contestato, P. M. è stato condannato a 7 mesi di reclusione, con pena sospesa, e al pagamento di una provvisionale risarcitoria di mille euro per la vittima e a un risarcimento per tutti e due i fratelli da quantificare in sede civile.