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Lunedì 25 novembre 2024

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Che cosa è successo alla famiglia ivoriana arrestata a Breil?

Papà e mamma (incinta di sette mesi) e il piccolo di un anno e tre mesi sono stati trattenuti dalla gendarmeria francese per una notte e poi espulsi in Italia

La Guida - Che cosa è successo alla famiglia ivoriana arrestata a Breil?

Da quando ieri, mercoledì 23 agosto, la versione online de “La Guida” ha pubblicato un articolo che spiegava (e soprattutto un video che mostrava) i fatti avvenuti la sera prima alla stazione di Breil-sur-Roya sul treno Ventimiglia-Cuneo, (il video sopra è un nuovo video dell’accaduto) è stato possibile per chi scrive testare con mano il significato acquisito dal termine “viralità” nell’epoca dei social media. Le immagini contenenti le urla e i pianti di un gruppo di ivoriani (un bambino di 1 anno e 3 mesi, un giovane uomo e una giovane donna incinta di sette mesi) costretti con la forza dalla Gendarmerie francese a scendere dal convoglio sono arrivati un po’ dappertutto. Al di là del possesso o meno di documenti adatti per l’attraversamento del territorio francese da parte dei tre, in viaggio da Ventimiglia a Limone Piemonte, le modalità usate dai poliziotti d’Oltralpe sono apparse – sia ai passeggeri-testimoni (nell’immediato) sia al sempre maggior numero di chi ha visto le immagini (nel prosieguo) – inaccettabili per gli standard di civiltà fatti propri dall’Unione Europea. Oltretutto, visto il fatto che i tre non avevano nessuna intenzione di entrare in territorio francese e forse chi ha venduto loro il biglietto ferroviario non li ha avvertiti del percorso bi-nazionale del treno.

In ogni caso, l’autore dell’articolo e dei tre video si è trovato così, di punto in bianco, subissato di messaggi e di chiamate telefoniche provenienti da un po’ ovunque.  Nel giro di poche ore le immagini sono state pubblicate da lastampa.it, da repubblica.it e da tutta la stampa locale cuneese, con cui si è creata una collaborazione davvero bellissima. Sono arrivate poi le chiamate telefoniche del quotidiano nizzardo “Nice Matin”, del TG La7 (che ha trasmesso il video con l’audio nell’edizione delle 20) e del TG 1 RAI, che ha rinunciato in extremis ad un collegamento via Skype in diretta col sottoscritto solo per l’improvviso lancio d’agenzia sulla presunta morte di Prigozhin.

Tra l’altro, nel pomeriggio del 23, è uscita una dichiarazione della Questura di Cuneo, pubblicata da “TargatoCN”. Secondo i vertici della Polizia di Cuneo il caso della Ventimiglia-Cuneo è particolare dato che “si parte e si arriva in Italia ma si attraversa un pezzo di Francia, dove le regole sull’immigrazione vengono fatte rispettare in modo molto rigido”. Però hanno aggiunto un distinguo piuttosto eloquente: “Non entriamo nel merito delle modalità – probabilmente noi li avremmo accompagnati fino alla frontiera, accertandoci della loro discesa fuori dal nostro Stato”. 

Essendo un giornalista che normalmente si occupa di temi assai diversi, come sanno i lettori de “La Guida”, sapevo comunque, come un po’ tutti, che Ventimiglia, Mentone e la Valle Roya si trovano su una sorta di linea di faglia problematica per quanto riguarda l’ingresso di migranti in Francia; che i rapporti tra Roma e Parigi su queste questioni non sono tra i più morbidi e armoniosi; che ci sono associazioni che si occupano con difficoltà dei diritti di queste persone.

Non potevo immaginare che la mia decisione istintiva di riprendere quello che stavo semplicemente vedendo davanti ai miei occhi, indignato come il resto dei passeggeri del vagone, avrebbe creato un effetto sorprendente. Senza saperlo, era forse la prima volta che si creava una documentazione filmata così eloquente di eventi a quanto pare pressoché quotidiani.

Nel pomeriggio di ieri sono stato contattato da attivisti legati a “Roya Citoyenne” (cercate la loro pagina su Facebook) che mi hanno spiegato che grazie alla mia segnalazione sono riusciti a cercare e a trovare i tre. Hanno scoperto che, dopo una registrazione alla Gendarmerie di Breil, sono stati trasferiti alla P.A.F. (“Police Aux Frontières”) di Mentone e trattenuti per la notte.

Ieri mattina, il 23, il signor Daouda e il bimbo sono stati liberati e condotti al valico di confine con l’Italia di Ponte San Ludovico (presso i Balzi Rossi, Ventimiglia). La signora Aisha è stata, invece, ancora trattenuta in quanto oggetto di “garde à vue” (fermo di polizia) fino al tardo pomeriggio del 23 in quanto accusata di resistenza violenta ai gendarmi per “aver morsicato” uno di loro (particolari che ho scoperto grazie ad un articolo su sito del network radiofonico francese “France Bleu”, che tra l’altro ha pubblicato anch’esso il mio video dal canale YouTube de “La Guida”).

In ogni caso, sempre ieri, un’attivista (per certi versi legata a “Roya Citoyenne”) mi ha raccontato pressoché in diretta l’espulsione in Italia della signora ivoriana e il suo stato di salute. La famiglia oggetto di questo episodio a dir poco increscioso si è poi successivamente riunita e il signor Daouda mi ha inviato un messaggio vocale personale di ringraziamento.

Ad occuparsi di loro e di tantissimi come loro è anche un energico avvocato di Nizza, Zia Oloumi (oloumi-avocats.com), che mi ha detto personalmente che la “garde à vue”, il fermo di polizia, ieri è stato finalmente eliminato proprio per lo stato di gravidanza inoltrata di Aisha. Parlare di lieto fine sembra però alquanto fuori luogo. Chi può aiutare loro e molti di loro, per favore non volti il proprio sguardo da un’altra parte.

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