Saluzzo – Si è concluso con una condanna il processo a F. R., giovane di origine albanese, accusato di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione e porto di armi da fuoco. I Carabinieri di Saluzzo erano arrivati a lui grazie all’arresto per detenzione di stupefacenti, il 23 giugno 2021, del fratello F. P. In quell’occasione i militari avevano sequestrato alcuni telefoni cellulari e dall’esame dei messaggi che vi erano contenuti erano risaliti a F. R. Gli acquirenti ascoltati in aula dal giudice hanno confermato di aver acquistato la cocaina e la marijuana dall’imputato, noto col soprannome di “Macchia” per una voglia sul viso. Le dosi costavano 70-80 euro e tutti i testimoni hanno riferito di aver acquistato da lui in alcune circostanze, non più di tre o quattro volte nel corso dei primi mesi del 2021. Dall’esame dei cellulari sono emerse poi alcune foto che ritraevano l’imputato con pistole, una Colt M 1911 e un revolver Smith&Wesson; alcune foto erano scattate all’interno dell’appartamento del fratello e altre in auto, di qui la contestazione della detenzione e porto di armi da fuoco. Sempre nel cellulare erano stati rinvenuti video in cui si sentiva il rumore dello scarrellamento di un’arma, il rumore tipico di una pistola vera secondo gli inquirenti. A casa dell’uomo però, a Trezzano sul Naviglio, i militari avevano trovato solo una Beretta falsa, che l’imputato aveva dichiarato di aver acquistato, insieme alle altre armi fotografate, da un giostraio: armi finte utilizzate negli stand di tiro al bersaglio e che aveva pagato 90 euro l’una. Su questo dato di fatto si è basato l’avvocato Antonio Vetrone, difensore dell’imputato, nel chiedere l’assoluzione dall’accusa di detenzione e porto di armi da fuoco, mentre l’accusa aveva chiesto per questo e per il reato di spaccio di droga la condanna a tre anni e 6.000 euro di multa. Di attività di piccolo spaccio ha invece parlato la difesa, dal momento che tutti i testimoni avevano dichiarato in aula di aver comprato dall’imputato solo in poche occasioni e poche dosi di droga, per questo ha concluso con la richiesta di riqualificazione dell’accusa con il riconoscimento della lieve entità. Richiesta accolta dal giudice che ha assolto il giovane dall’accusa di detenzione e porto d’armi ma lo ha ritenuto colpevole del reato di spaccio, con il riconoscimento della lieve entità, condannandolo alla pena di un anno e a 2.800 euro di multa.