Cuneo – Il fenomeno dei bisogni educativi speciali è in crescita e c’è un forte bisogno di formazione collettiva sugli strumenti di intervento che oggi la letteratura scientifica mette a disposizione. E’ quanto emerge dalla ricerca “Oltre le fragilità. Conoscere e prevenire i bisogni educativi speciali” che, coordinata dall‘Ufficio Studi e Ricerche della Fondazione CRC, è stata realizzata in collaborazione con il team di ricerca di Mind4Children, spin-off dell’Università di Padova, presieduta dalla prof.ssa Daniela Lucangeli, esperta internazionale di psicologia dello sviluppo e dell’educazione.
L’analisi restituisce una fotografia inedita della situazione della provincia di Cuneo rispetto ai casi di vulnerabilità presenti nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria. Al lavoro hanno preso parte 275 insegnanti delle scuole dell’infanzia e 171 delle classi quarte della primaria, oltre a Dirigenti scolastici, genitori, enti del Terzo Settore attivi in questo ambito, rappresentanti del Centro Territoriale di Supporto (CTS) e dell’Asl Cn1. Ogni anno, 12 ragazzi su mille tra i sette e i diciannove anni ricevono una diagnosi di Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA), a fronte di meno di 4 diagnosticati dieci anni fa. E i DSA sono solo una delle numerose categorie di bisogno educativo speciale, all’interno della quale rientrano anche le disabilità motorie e sensoriali, lo svantaggio economico, linguistico e culturale e nuove vulnerabilità, come quella della plus-dotazione. L’indagine mette in luce come il bisogno educativo speciale sia spesso correlato con competenze sotto la media in alcune aree, mentre vi è una buona tenuta sotto il profilo delle capacità artistiche e relazionali, sfruttabili per governare la vulnerabilità con processi comunicativi innovativi. Il Quaderno fornisce, infine, alcune utili indicazioni di buone pratiche a diversi livelli: dalla classe, alla scuola e alla comunità. Dal confronto con il corpo docente e le figure socio-sanitarie che operano con i bambini con BES sono emersi infatti alcuni processi utili da applicare per potenziare il benessere degli studenti: in primis, un maggior coinvolgimento dell’alunno nella compilazione dei piani didattici personalizzati; in seconda battuta, una maggiore formazione del corpo docente e maggior utilizzo di personale specializzato esterno a supporto dell’utilizzo degli strumenti previsti dalla normativa (PDP, PEI, misure dispensative e compensative); infine, la sempre crescente necessità di fare rete con i poli di accompagnamento presenti sul territorio, dall’Asl al Centro Territoriale di Supporto.
“Questa mappatura rappresenta un unicum non solo nel panorama nazionale, ma anche nella letteratura scientifica internazionale. La presenza di un’area di ricerca all’interno di un istituto filantropico come la Fondazione CRC, che ha creduto nell’importanza di investire sul tema dei Bisogni Educativi Speciali, ci ha consentito di far luce sulla strada che il territorio ha intrapreso e, soprattutto, sulla direzione verso la quale si dovrà andare nei prossimi anni – aggiunge Daniela Lucangeli, professoressa ordinaria di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso l’Università̀ degli Studi di Padova. “La parola chiave rimane sempre e comunque prevenzione: arrivare prima che la vulnerabilità si stabilizzi rappresenta la grande sfida che il mondo scolastico, la famiglia, il sistema sanitario e le realtà locali si troveranno inevitabilmente ad affrontare. È necessario mettere a sistema le buone pratiche se vogliamo costruire una scuola che sia davvero di tutti”.
La ricerca è disposizione su www.fondazionecrc.it/index.php/analisi-e-ricerche/quaderni.
Chi fosse interessato a ricevere copia cartacea del Quaderno può richiederla scrivendo all’indirizzo studi@fondazionecrc.it