Cavallerleone – Si è concluso con una condanna il processo per omicidio stradale a carico di G. V., un agente di commercio del torinese, ritenuto responsabile della morte di Luigi Vignola, 65enne ex operaio della Michelin che rimase schiacciato nel ribaltamento del trattore che stava guidando su via Murello, nella tarda mattinata del 22 aprile 2021. Il trattore stava procedendo sulla carreggiata quando venne raggiunto dall’auto di G. V. che prima gli si accodò e poi, vista l’andatura molto lenta del trattore, tentò il sorpasso proprio all’intersezione con via Cascinetta. Il conducente del trattore (sprovvisto di specchietti retrovisori) non si era accorto dell’auto che lo seguiva e sterzò a sinistra all’improvviso per immettersi in via Cascinetta; l’ossidazione dei fusibili dell’impianto elettrico aveva reso inefficiente il funzionamento delle luci delle frecce e degli stop e G. V. non poteva essere consapevole della manovra che il trattore stava per compiere. L’impatto fu molto lieve vista l’andatura lenta dei due mezzi, ma nell’urto ci fu un leggero sollevamento della parte posteriore sinistra del trattore che ne causò il ribaltamento. Il pensionato venne sbalzato fuori dall’abitacolo e schiacciato dal peso del trattore e morì pochi giorni dopo il ricovero in ospedale. I parenti furono integralmente risarciti e non si sono costituiti parte civile al processo che è ruotato intorno alla presenza o meno del cartello segnalatore dell’incrocio. Oltre alla denuncia, l’uomo era stato anche multato per aver tentato il sorpasso in prossimità dell’incrocio, ma il giudice di pace di Saluzzo l’aveva annullata proprio per la non evidenza della presenza del cartello stradale. Su questo punto divergevano le due perizie di accusa e difesa: secondo il consulente della Procura il cartello c’era e risultava in alcune foto scattate a maggio nel corso del sopralluogo. Secondo il perito della difesa quel cartello non c’era perché era stato divelto e si trovava appoggiato a una palizzata. Secondo la difesa in ogni caso quel trattore non avrebbe dovuto circolare su una strada pubblica perché non risultava assicurato ed era sprovvisto di tutti i fondamentali sistemi di sicurezza, dalle luci di freni e frecce, fino alle cinture di sicurezza che avrebbero evitato all’uomo di essere sbalzato fuori dall’abitacolo. Considerazioni fatte proprie anche dal pubblico ministero che aveva concluso per l’assoluzione dell’imputato in quanto, se anche il cartello ci fosse stato, non avrebbe avuto un ruolo determinante nella condotta dell’imputato la cui guida era stata regolare. Di diverso avviso invece il giudice che ha giudicato fondamentale la presenza del cartello con l’indicazione dell’incrocio ai fini di una prudente condotta di guida da parte dell’imputato e lo ha condannato a un anno di reclusione.