Cuneo – È stato approvato il decreto integrativo al decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 29 dicembre di programmazione transitoria dei flussi d’ingresso, nel quale viene prevista una quota aggiuntiva di 40mila lavoratori stranieri interamente destinata agli ingressi per lavoro stagionale nei settori agricolo e turistico-alberghiero, a valere sulle domande già presentate nel click-day del marzo scorso. Lo riferisce la Coldiretti nel commentare positivamente l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri anche del nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri recante la “Programmazione dei flussi d’ingresso legale in Italia dei lavori stranieri per il triennio 2023-2025”, definito sulla base dei fabbisogni delle realtà produttive del Paese emersi nel confronto con le associazioni datoriali e sindacali.
I lavoratori stranieri occupati in agricoltura sono, per la maggior parte, provenienti da Romania, Marocco, India e Albania, ma ci sono rappresentanti di un po’ tutte le nazionalità.
“Come richiesto dalla nostra Organizzazione, è arrivata una risposta importante con le grandi campagne di raccolta estive di frutta e verdura in atto e, nell’imminenza, anche della stagione della vendemmia, con la necessità di assicurare disponibilità di manodopera alle imprese – spiegano Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Auspichiamo che la pubblicazione del decreto flussi aggiuntivo sia immediata con la concessione delle relative quote partendo dalle domande già presentate dalle associazioni firmatarie del protocollo del 3 agosto 2022. Nonostante, quindi, le difficoltà che sta vivendo il comparto frutticolo piemontese e in vista della partenza della vendemmia, va garantita la manodopera nei campi. Tutto questo ancor più alla luce degli attuali scenari in cui è necessario garantire l’approvvigionamento alimentare alla popolazione in un momento particolarmente delicato con speculazioni, rincari, mancanza di alcuni prodotti e blocchi alle esportazioni causati dal conflitto in Ucraina e dalle guerre commerciali che ne sono scaturite”.