Sorprende tutti Silvia Ceirano quando con “caparbietà titanica” si impunta per sposare il conte Eugenio, figlio del principe di Carignano. Lei figlia di un “meccanico diventato grande industriale” ama le sfide impossibili e questa del matrimonio è una di quelle che fanno discutere in famiglia e nella società torinese della fine del ventennio fascista.
Silvia vuole diventare contessa, entrare negli ambienti nobiliari, avere il suo spazio nella vita mondana. Suo padre è troppo impegnato a costruire “quelle cose nuove, misteriose, rumorose e puzzolenti chiamate automobili” per preoccuparsi di simile progetto.
Lei però sa usare le armi femminili della seduzione prima con Eugenio, personaggio che presto svanisce dalla scena, poi con il capitano nazista Gerhard Dosse infine col generale Helmut Lieb. Uomini che cedono alle sue lusinghe, mentre Silvia assapora fino in fondo il piacere di essere al centro delle attenzioni, corteggiata e contesa.
Sicura di sé, chiusa nella propria villa di Alassio si rifiuta di vedere quello che sta capitando: “sapeva perché non era sorda, ma aveva sempre evitato che le orecchie informassero il cervello”. Fuori la furia rabbiosa nazifascista colpisce indiscriminatamente i civili e il suo Dosse è complice diretto delle efferatezze compiute dal “boia di Albenga” Luciano Luberti.
La storia che lei, contessa di Villafranca-Soissons, si è illusa di poter guidare entra nella sua vita privata attraverso la sorella Ida, antifascista che nella casa di Vicoforte dà asilo ai partigiani, le fa aprire gli occhi. Rapidamente, dopo l’8 settembre 1943, deve fare i conti prima con la realtà, poi con la sua coscienza. E Silvia per aiutare i suoi familiari usa le stesse armi che le avevano permesso la rapida scalata al bel mondo.
Nessun passo indietro. Il suo mondo va in rovina, ma lei rimane aggrappata alle sue illusioni. Anche quando rischia l’accusa di collaborazionismo rimane “convinta di non avere colpe da rimproverarsi”.
E in effetti il romanzo storico che la vede protagonista non esprime alcun giudizio sul personaggio. Silvia appare vittima di se stessa muovendosi in quella “zona grigia” che prescinde dall’adesione ideologica per qualsivoglia fazione. Lei guarda con presuntuosa ingenuità esclusivamente al proprio posto nella società.
Scritto con penna sicura, il libro si fonda su precisi fatti storici citando nomi di persone e luoghi che hanno vissuto questi drammatici momenti. Allo stesso tempo delinea un ritratto efficace dell’alta società nei suoi rapporti con un regime agonizzante e le forze di occupazione naziste.
IL BOIA E LA CONTESSA
di Daniele La Corte
Editrice Fusta
19 euro