Sampeyre – Rinviato al 7 febbraio il processo a carico di S.C. di Sampeyre, rinviato a giudizio per violenza sessuale.
“Fu una violenza fisica e morale perché venuta da un uomo che lui conosceva e dal quale non si sarebbe mai aspettato un gesto simile”, sono le parole con cui il padre ha descritto il profondo turbamento vissuto dal figlio 13enne che nel marzo del 2020 sarebbe stato toccato nelle parti intime e baciato sul collo dall’uomo che proprio accanto a casa loro aveva una stalla dove teneva piccoli animali. In aula i genitori hanno raccontato l’evento che scosse profondamente il figlio tanto da indurli a trasferirsi in un’altra regione. Fin da piccolo quando passavano davanti a quella stalla si fermavano a guardare i conigli, hanno raccontato i genitori e quando nel marzo del 2020 il ragazzino si trovò chiuso in casa a causa del lockdown, aveva preso l’abitudine, passando dalla finestra della sua mansarda, di andare nel fienile che si trovava sopra la stalla, collegato ad essa da una scala a pioli, che veniva utilizzato come deposito dei quadri della madre. Quel giorno però mentre scendeva dalla scala sarebbe stato intercettato dal proprietario della stalla che lo avrebbe toccato e, secondo quanto dichiarato, gli avrebbe dato una moneta da due euro promettendogli una banconota da 10 se fosse tornato nel pomeriggio. Il ragazzo raccontò l’accaduto ai genitori dicendo ai genitori che il vicino era un pedofilo, “era molto turbato ed agitato ed era tutto impregnato dei un profumo da uomo”, ha raccontato la madre. Ai genitori che si precipitarono nella stalla a chiedere ragione di quello che era accaduto, l’uomo avrebbe detto che era un po’ ubriaco e che i ragazzini inventano un sacco di cose e provocano. Il giorno dopo l’uomo si sarebbe presentato a casa dei vicini implorandoli di non denunciarlo per non rovinarlo, “gli dissi che però era stato lui a rovinare lui e che non doveva mai più avvicinarsi a nostro figlio”, ha aggiunto in aula il padre. La famiglia decise di non procedere con la denuncia per non turbare ulteriormente il figlio, nella speranza che con il tempo quel fatto sarebbe stato superato. Il disagio del giovane però non era passato e ad aprile del 2021, il ragazzo rivelò all’insegnante di sostegno della propria classe quello che era avvenuto nella stalla un anno prima. L’insegnante segnalò il caso alla dirigente che chiamò i genitori e si procedette con la denuncia, “i genitori mi dissero che dopo aver parlato con me – ha riferito l’insegnante al collegio dei giudici – a casa si lasciò andare ad un pianto liberatorio”.