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Lunedì 25 novembre 2024

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I primi vent’anni dei Garanti dei detenuti

Questa mattina (martedì 23 maggio) in Provincia si è parlato di passato e futuro della figura istituita per vigilare sul rispetto dei diritti delle persone private della libertà

La Guida - I primi vent’anni dei Garanti dei detenuti

Cuneo – Ricorrono in queste settimane i 20 anni dalle prime istituzioni delle figure di garanzia dei detenuti. Se ne è parlato oggi (martedì 23 maggio) nella Sala Giolitti della Provincia.
“Abbiamo pensato che questo anniversario potesse essere l’occasione giusta per fare un punto della situazione anche in termini critici, perché non è detto che il mondo sia cambiato da quando ci sono i garanti” ha detto Bruno Mellano, Garante della Regione Piemonte.
Presenti all’incontro anche il presidente della Provincia Luca Robaldo e Stefano Anastasia, Garante della Regione Lazio, portavoce della Conferenza dei Garanti e presidente onorario di Antigone.
“I Garanti territoriali sono nati un po’ per caso – ha ricordato Anastasia -, all’inizio si pensava a una sperimentazione a livello locale, poi il percorso è continuato e oggi Comuni, Province e Regioni hanno un Garante e da poco è stato ne è stato istituito anche un a livello nazionale. Credo che questa esperienza a livello locale ci abbia fatto riscoprire il valore e l’importanza dei territori nella materia della esecuzione plenaria, io credo negli anni i Garanti territoriali non solo hanno mantenuto la loro ragione di esistenza ma l’hanno rafforzata”.
Citando l’art. 27 comma 3 della Costituzione (“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”) Anastasia ha  sottolineato la responsabilità dei territori in materia penitenziari. “Non è un articolo che vincola e impegna la sola amministrazione penitenziaria come articolazione del Ministero della Giustizia – ha spiegato -, ma se si vuole dare fede all’articolo 27, cioè attuare pene che non siano lesive della dignità della persona e che perseguano la finalità di recupero e reinserimento sociale, l’apporto degli enti territoriali è fondamentale. È una responsabilità  della cittadinanza attiva, non solo ministeriale. Pensiamo al fornire ai detenuti assistenza sanitaria adeguata, rieducazione scolastica , formazione professionale e orientamento al lavoro, tutte materie di competenza degli enti territoriali. Quindi serve l’attivazione del territorio, altrimenti l’articolo 27 rimane lettera morta. La nostra responsabilità di Garanti territoriali è innanzitutto quella di stare dalla parte delle amministrazione territoriali, sollecitarle a fare tutto ciò che è nella loro possibilità e nella loro responsabilità per concorrere a quello scopo che è dato dall’articolo 27 della Costituzione. Per questo l’esperienza dei Garanti territoriali è importante per il passato ma sopratutto per il futuro e andrebbe irrobustita”.

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