Saluzzo – Sono stati condannati, nella mattinata di oggi (mercoledì 17 maggio), dal collegio dei giudici del tribunale di Cuneo i due genitori A. D. e M. P., accusati di abbandono e maltrattamento dei cinque figli minori. La famiglia viveva in un container senza acqua corrente, dopo che la loro cascina era andata a fuoco. Tutte le soluzioni proposte dai servizi sociali, che seguivano già il nucleo familiare, erano però state rifiutate dai genitori perché impedivano loro di svolgere l’attività di allevatori di pecore, attività che peraltro era insufficiente ai bisogni di mantenimento dei figli, tanto che la famiglia viveva soprattutto grazie ai sussidi sociali. I fatti contestati risalgono a gennaio 2019, quando uno dei figli venne ricoverato per lesioni al braccio; a preoccupare i medici non fu tanto la ferita, quanto il suo generale stato di salute. Il bambino aveva addosso abiti sporchi e trasandati, presentava incrostazioni di sangue sulla testa per una antica ferita mal curata, “camminava a testa bassa e aveva un atteggiamento remissivo – disse in aula la dottoressa che lo curò -. Mi raccontò che si era fatto male giocando con il fratello che lo aveva colpito con un bastone”. La psicologa chiamata per un consulto riferì di un bambino da cui traspariva “la trascuratezza emozionale del suo ambiente familiare e sembrava aver capovolto il ruolo rispetto ai genitori perché si preoccupava di come se la sarebbero cavata a casa senza di lui che cucinava per tutti”. Al padre in particolare erano anche stati contestati episodi di maltrattamenti testimoniati dalla suocera che riferì ai giudici di aver visto i nipoti con segni neri sui polsi e che uno dei nipoti le raccontò che era stato il padre a legarlo così: “Avevo problemi con mio genero perché diceva che ero critica verso il loro stile di vita. Arrivò a minacciare di ridurre mia figlia in sedia a rotelle se mi facevo vedere a casa loro. Io aiutavo come potevo, comprando le cose che servivano e mi affidavo ai servizi sociali che già li seguivano”. In seguito alla denuncia i figli vennero tolti ai genitori che continuarono a vederli in incontri protetti: “I figli erano contenti di vedere i genitori, ma la tensione che si creava li intimoriva – ha riferito una delle assistenti sociali -; se lui iniziava a gridare allora subito gridava anche la madre e i bambini si intimorivano. Restavano seduti immobili a testa bassa e le braccia conserte”. Al termine dell’istruttoria l’accusa aveva chiesto la condanna a tre anni per il padre e sei mesi per la madre. Richiesta di condanna accolta dal collegio dei giudici che però ha inflitto pene più severe ai due genitori condannando la madre a un anno e quattro mesi di reclusione, con sospensione della potestà genitoriale per due anni e il padre a quattro anni e sei mesi di reclusione con interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e sospensione della potestà genitoriale per nove anni.