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Venerdì 22 novembre 2024

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Processo per stalking a Verzuolo

La donna, agente di commercio, ha denunciato il marito

La Guida - Processo per stalking a Verzuolo
Verzuolo – Era appena tornata a casa dal lavoro, durante il primo lockdown, ad aprile del 2020, e lui l’avrebbe aggredita a parole accusandola di aver fatto tardi perché era andata dal suo amante. “Girava per casa come un matto – ha raccontato la donna al giudice -, diceva a nostro figlio di 9 anni che adesso sarebbe dovuto andare a vivere con un altro papà, che io lo avrei lasciato solo, che ero una poco di buono. Poi ha preso una bottiglia di alcol e un accendino. A quel punto ho chiamato i Carabinieri e mi sono trasferita con nostro figlio dai miei genitori e non sono più tornata a casa”.
Da quella mattina di marzo l’uomo avrebbe iniziato a seguirla sul posto di lavoro e a mandarle continuamente messaggi in cui si alternavano insulti e preghiere di tornare insieme. A seguito della denuncia della signora C.S., agente di commercio del Saluzzese, è stato poi rinviato a giudizio con l’accusa di stalking. Dal racconto della donna è emerso che gelosia e mania di controllo sarebbero già emerse durante la loro convivenza durata 14 anni, ma che solo dopo il percorso psicologico avviato con l’associazione “Mai più sole” aveva capito che tutto quello che aveva passato non era normale. Gelosia che però non avrebbe impedito all’uomo di nascondere alla sua compagna altre amicizie femminili e relazioni che intratteneva utilizzando un cellulare segreto e che la donna scoprì prima che lui potesse distruggerlo.
“Da quando sono andata via da casa è iniziato il suo declino; per impedirgli di pedinarmi non avevo più orari fissi al lavoro, mi facevo prestare l’auto da amici e parenti per sviarlo. Una volta lasciò l’auto ferma in mezzo alla strada con mio figlio dentro per insultarmi. Venni soccorsa da un passante. Capitava che colleghi e colleghe di lavoro mi riaccompagnassero a casa”. La donna ha riferito di non riuscire più a fare una vita normale e di avere forti limitazioni, di essere condizionata dalla continua presenza di lui al di là degli appuntamenti stabiliti per il figlio: “glielo porto nel piazzale di un supermercato dove ci sono le telecamere di sorveglianza”.
A maggio del 2020 lo bloccò sul telefono e ancora oggi comunica soprattutto attraverso mail: “Ancora oggi ho paura ogni volta che mio figlio è con lui. Lo lascio andare perché vedo che il bambino è tranquillo ma ho paura”. L’udienza proseguirà il 10 ottobre con gli altri testi dell’accusa e della parte civile.    

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