Cuneo – La terra cura e prendersi cura di qualcosa è terapeutico, per tutti. Per chi fa più fatica, perché ha una disabilità fisica o mentale, può fare la differenza. A Madonna delle Grazie, dallo scorso anno, cinque orti urbani biologici sono coltivati da una cinquantina di persone con disabilità. Sono quelli della “Cà di Banda” di Sergio Parola. Il progetto, inaugurato in occasione della Giornata mondiale della terra, è “Orti Insieme”, nato da un’idea di Nova Coop, una delle maggiori catene di distribuzione del Piemonte e tra le maggiori cooperative di consumatori aderenti al sistema nazionale Coop, in collaborazione con il Consorzio socio assistenziale del Cuneese. A coltivarli sono persone con disabilità che frequentano i centri diurni e gli inquilini delle unità abitative sociali del Consorzio. Lo scopo è permettere loro di acquisire competenze e abilità socio-relazionali attraverso l’attività manuale e il lavoro a contatto con la natura. “Questo progetto è un tassello del più ampio impegno di Nova Coop per la tutela dell’ambiente e per la collaborazione con i diversi partner territoriali – spiegano dalle Politiche sociali Nova Coop -. In particolare a Cuneo con il progetto ‘Im.patto’ abbiamo avviato un nuovo modo di co-progettare con il territorio coinvolgendo associazioni, cooperative ed istituzioni”.
La collaborazione tra il Consorzio socio-assistenziale del Cuneese e Nova Coop nasce nell’estate del 2021 nell’ambito di un interesse della cooperativa dei consumatori a collaborare con le realtà del territorio che si occupano di sociale e studiare insieme opportunità di sinergie. “Orti Insieme” segue alcune iniziative già realizzate sul tema dell’autismo e una donazione dei dipendenti dell’Ipercoop di Cuneo in favore di un centro diurno per persone con disabilità dell’ambito cuneese. La cura dei piccoli appezzamenti è stata affidata a diverse tipologie di utenti del Consorzio, come gli ospiti dei centri diurni per persone con disabilità o gli inquilini delle unità abitative solidali, con possibilità di estendere ulteriormente l’esperienza ad altri soggetti per creare occasioni di socializzazione. Il fine di questa progettualità è aiutare le persone coinvolte a sviluppare competenze e abilità nella sfera socio-relazionale attraverso l’attività manuale e l’impegno diretto a contatto con la natura. “Un risultato frutto della collaborazione con una realtà territoriale, quella della ‘Cà di banda’ di Sergio Parola, che ha messo a disposizione i terreni e con la Nova Coop con la quale lavoriamo su più fronti – aveva sottolineato Giancarlo Arneodo, presidente del Consorzio socio assistenziale del Cuneese, in occasione dell’inaugurazione -. I nostri ragazzi possono trascorrere alcune ore in un bel posto, immerso nella natura, a fare un’attività lavorativa attenta alla sostenibilità”. “Siamo entusiasti di questa nuova opportunità – aveva detto Giulia Manassero, direttore del Consorzio all’inaugurazione con i referenti del progetto -. Gli utenti dei nostri 8 centri diurni (3 gestiti direttamente e 5 affidati a cooperative) possono venire qui, accompagnati dagli operatori, e coltivare, tutti insieme, i 5 orti. Sono coinvolte anche le unità abitative solidali, in cui vivono persone in difficoltà economica che possono beneficiare dei prodotti della terra”.
Un valore aggiunto a un progetto, quello degli orti bio di Sergio Parola, che sta dando ottimi frutti. Lo spazio in cui persone con disabilità e utenti degli orti coltivano fianco a fianco frutta e verdura è un angolo verde delimitato da due grandi querce, come si usava un tempo per segnare i confini, in cui dimenticare la frenesia del lavoro e del vivere quotidiano immergendo le mani nella terra, ma con le comodità offerte dalle tecnologie e dall’innovazione, come i rubinetti che portano l’acqua dal pozzo e le consulenze degli esperti via Whatsapp. Gli “Orti della Cà di Banda” (dal soprannome dei proprietari, i Parola, lì da 4 generazioni), in via delle Isole a Madonna delle Grazie, sono un mondo a parte, a due passi, nel parco fluviale, da Cuneo. Ci si arriva comodamente in macchina, e il padrone di casa, Sergio Parola, ha anche pensato agli spazi per chi ha problemi a camminare o dovesse essere trasportato per un soccorso, ma anche per far passare i mezzi agricoli. E lì professionisti, lavoratori dipendenti, giovani e pensionati, da due anni hanno trovato un luogo in cui togliersi i panni di tutti i giorni e coltivarsi la propria insalata, raccogliere i pomodori o seminare gli spinaci. “Prima di creare questi orti – racconta Parola, bancario in pensione, allenatore di generazioni di pallavolisti cuneesi e anima del tennis retrò, il torneo con le racchette in legno – sono andato a vedere tutti gli orti della provincia di Cuneo. E questi li ho fatti completamente diversi. A partire dall’irrigazione, che utilizza il pozzo costruito da mio nonno, insieme alla casa, nel 1842, quando qui passava ancora l’acqua. Non volevo usare la bealera, il Cherasco, perché arriva dal depuratore e sarebbe stato un controsenso. Dai 3 metri di profondità originali del pozzo, siamo scesi agli attuali 20, trovando una falda acquifera eccezionale. L’ho fatta analizzare ed era potabile, ma troppo fredda. La soluzione è stata quella di farla confluire, tramite una pompa automatica, in una cisterna, da 15.000 litri, collegata a tutti gli orti”. Quando l’acqua sgorga dai rubinetti di ogni orto, è a temperatura ambiente. Un’innovazione unica nel suo genere per i 50 orti (di cui uno dimostrativo, da copiare, dei fratelli Dalmasso, che, da 3 generazioni, lavorano in agricoltura), da 50 mq l’uno, sempre esposti al sole. Sono tutti recintati e dotati di bauli di legno porta attrezzi e di teli neri di mais biodegradabili per soffocare le erbacce. Ci sono affittuari che li hanno personalizzati con spaventapasseri, cartelli, microserre o ombrelloni. E per trovarli ci sono 4 strade interne: contrà dij ramassin (dalle piante di susine lungo il confine), contrà dij tubinabò e contrà dij sarzèt (dalle verdure coltivate in una parte del terreno e poi messe a disposizione di tutti) e contrà dij luvertin (che, in primavera, si possono raccogliere lungo la riva del canale).
All’ingresso, si viene accolti dal cartello: “Vuoi mangiare bio? Coltivatelo!”. Il tutto regolato dall’associazione no profit ricreativa e culturale “Orti bio la Cà di Banda”. Ogni anno, gli orti vengono assegnati, per ordine d’iscrizione, con un costo di 20 euro al mese (per un periodo che va da febbraio a febbraio, senza vincoli di rinnovi). “Con la consulenza di uno degli agronomi più noti del Piemonte, Davide Mondino – spiega Parola -, che ha analizzato il terreno e lo ha valutato naturale. In effetti sia mio nonno che mio padre hanno sempre solo usato letame di mucca”. Anche per la coltivazione sono vietati pesticidi e veleni sintetici, ma si usano gli strumenti della “lotta biologica”. Inoltre ci sono delle regole da rispettare: non si possono piantare alberi da fusto e le colture più alte vanno sistemate in una determinata zona per non fare ombra ai vicini. Per consigli e consulenze, l’agronomo è disponibile per suggerimenti via whatsapp. “Molti gli mandano le foto con il cellulare – dice il padrone di casa – e lui risponde in tempo reale”. Inoltre c’è anche chi, come Parola oltre al suo a fianco del bed and breakfast, aiuta chi non riesce a curare in modo continuativo il suo orto. Accanto agli appezzamenti, ci sono due aree relax, con tavolini e sedie per il pic-nic, e un parcheggio, da 50 posti, a 200 metri adiacente a un’area che Sergio Parola ha messo a disposizione di tutti i frequentatori del parco fluviale, con tavoli e sedie, che, nella bella stagione, è molto frequentata. Da quest’autunno c’è anche una grande panchina (la prima a Cuneo), vista orti, realizzata dall’artigiano Sergio Ferro con il contributo artistico di Sergio Lopatriello, sulla quale sedersi, tornare un po’ bambini. “La panchina è a disposizione di tutti – ha spiegato Parola -. Abbiamo optato per il bianco e il rosso, che sono i colori della Città di Cuneo”.