Cuneo – È proseguito al tribunale di Cuneo il processo per rapina e lesioni a carico di F. A. B., giovane originario della Costa d’ Avorio, accusato da un amico di averlo prima picchiato e poi derubato del marsupio. I fatti risalgono al 18 giugno 2021 quando il giovane cameriere di origine marocchina M. Z. uscendo dal lavoro incontrò l’imputato in compagnia della fidanzata e si sedette a bere qualcosa con loro, vicino ai giardini Fresia. Al momento di andare via la coppia di fidanzanti si offrì di dare un passaggio in auto all’amico che abitava a Borgo San Giuseppe, dato che era di strada per loro che andavano a Peveragno. “Quando salimmo in auto però iniziarono a discutere – ha riferito in aula parte offesa costituita parte civile in giudizio -, scesero dall’auto e lui aveva iniziato a colpire la ragazza, nel tentativo di proteggerla scesi e cercai di fermarlo ma lui mi diede due pugni in faccia”. Il giovane svenne e quando si riprese i due non c’erano più e mancava anche il suo marsupio con dentro due cellulari, 20 euro, carta di debito e permesso di soggiorno a tempo indeterminato. Quando sul posto arrivò la pattuglia della Polizia avvisata da alcuni residenti della zona che avevano sentito delle urla, il giovane si stava pulendo il sangue dal volto alla fontana dei giardini: “Era confuso e ci chiese se avevamo visto il suo marsupio – aveva riferito in aula uno degli agenti -, ma sul luogo dello scontro c’erano solo macchie di sangue. Noi pensammo a una rapina”. Nel frattempo però la sorella del ragazzo picchiato aveva provato a chiamare il cellulare del fratello e sentendo dall’altra parte una voce sconosciuta si affrettò ad avvisare la Polizia dicendo che quella persona si era presentata come F. A. B., che aveva confermato di avere il marsupio e che alle sollecitazioni della ragazza disse che lo avrebbe consegnato a tempo debito. Mentre il giovane aggredito rimase in ospedale per otto giorni, l’altro consegnò il marsupio alla Polizia municipale di Peveragno: “Mia sorella gli chiese più volte di restituire il marsupio ma lui rinviava sempre e poi lo consegnò; mancavano il permesso di soggiorno e la carta di debito”.
In aula all’ultima udienza ha deposto un sovrintendente della Questura che ha confermato l’identificazione dell’imputato da parte del giovane aggredito: “Dall’analisi del telefono in uso a M. Z. è emerso che il cellulare rimase agganciato alla cella dei giardini Fresia fino alle 2.40 di notte, orario compatibile con l’aggressione subìta, e poi agganciò la cella di Peveragno, luogo di residenza dell’imputato e della sua fidanzata”. L’udienza è stata rinviata al 12 maggio per ascoltare gli ultimi testimoni e per la discussione.