Mario Gosso è nato a Busca nel 1946 e si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Torino studiando pittura con Enrico Paulucci, Sergio Saroni, Mario Davico e tecniche dell’incisione con Mario Calandri e Francesco Franco. Ha insegnato discipline pittoriche nei licei artistici di Torino e di Cuneo e tecniche dell’incisione nell’Accademia di Belle Arti a Cuneo. Dalla metà degli anni ’70 si è dedicato in modo continuo all’espressione calcografica e pittorica, iniziando un percorso di analisi dei confini e dei contatti tra forma e colore, segno e gesto, scrittura e figura. Dal 1973 ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, incentrate in particolare sulla grafica, come la Biennale dell’Incisione Italiana di Cittadella e quella dell’Incisione Italiana Contemporanea di Campobasso, il Premio Biella, la Triennale Internazionale dell’Incisione di Glasgow e le Triennali Nazionali dell’Incisione di Milano e di Chieri. Molte anche le pubblicazioni di cartelle di grafica incisa e di libri d’arte. Vive e opera a Caraglio.
Rinomato per la perizia dimostrata nel campo della tecnica incisoria, Gosso è artista metodico e riflessivo, ostinato e perseverante nell’indagine dell’espressione figurativa, che conduce con spirito di leggerezza e di sottile lirismo, oltrepassando i confini costituiti dai diversi mezzi tecnici utilizzati, quali la calcografia, la pittura, il disegno, la figura e la scrittura, per sondarne i possibili intrecci o le forme di interdipendenza reciproca. Tipiche della sua ultima produzione sono le pitture-incisioni eseguite su tavole di faesite, il cui bianco asettico di fondo è diventato, come ha precisato lo stesso artista, “ricettacolo di colori e di segni incisi”, uno spazio, insomma, in cui è nata per caso “la banale e fortunata idea di intagliarle” e di poter quindi “scriverle e disegnarle all’infinito”. Gosso accompagna ora le opere con frammenti scritti di riflessione, un modo per segnare un percorso e forse per non stare stretti dentro una forma espressiva particolare sentendo il bisogno di integrarla uscendone fuori, ma anche il tentativo di aprire con le parole quei varchi dentro i quali le immagini a volte si vanno ad intrappolare. Le parole dunque usate come veicoli paralleli alla figurazione.
“È l’altra vita, speculare a quella in atto, – scrive Pino Mantovani – che fornisce a Mario Gosso un repertorio ricchissimo di materiali, strumenti, occasioni, sedimentate esperienze; restando che il trauma frapposto sancisce un distacco, un surplus di sorpresa e di ironia. Mentre è questa vita, attimo dopo attimo, che eccita il divertimento delle varianti e sostieneil gioco delle combinazioni, tanto consapevole delle regole quanto delicatamente provocatorio”.
“Si può parlare di scrittura, di trame pittoriche, di circolarità del lavoro – sottolinea Ida Isoardi – attraverso un filo d’Arianna che simboleggia l’eterno ritorno: ma forse è poca cosa e imprecisa per entrare nelle derive oggi percorse da Mario Gosso dove è l’insistenza del frammento (figurato e scritto) a stabilire immediatamente la separazione da ogni certezza acquisita e a fondare l’istanza del ritorno… Il linguaggio di Gosso è unico nelle sue infinite variazioni, catturato da un’idea atomistica del segno e del colore. Lungi dal rappresentare, queste sostanze primarie combinano, in un ideale crogiuolo, i pezzi di una realtà evocata: pittura e incisione non sono che i due momenti del laborioso procedimento alchemico/poetico intrapreso dall’artista. Nonostante la ricchezza dei riferimenti colti e sapientemente selezionati, in lui non c’è inventario né citazione, tantomeno repertorio”.
Nel 2017 il Museo Mallé di Dronero gli ha dedicato una mostra antologica con un percorso espositivo è dunque un deliberato “accrochage antologico” che segue l’ordinamento del libro-catalogo dal titolo omonimo “Diario di una vacanza”, edito da Smens con la cura di Gianfranco Schialvino, una nota di Pino Mantovani e un saggio introduttivo di Ivana Mulatero che si sofferma sulle variazioni stilistiche e tematiche.
Fino al 30 giugno a Torre Pellice in via XXVIII Aprile 2 nella nuova sede dell’associazione culturale Le vie del segno Archivio d’incisione Francesco Franco e Lea Gyarmati, promuove l’arte incisoria contemporanea nella mostra “12 incisori per Francesco Franco” ci sono sono anche le opere di Mario Gosso insieme a Carlo Barbero, Ermanno Barovero, Luigi Farina, Daniele Gay, Vincenzo Gatti, Danila Ghigliano, Pino Mantovani, Guido Navaretti, Marina Sasso, Roberto Streglio e Alma Zoppegni. Chiarezza, Correttezza, Completezza, delle norme incisorie, ma prigionie inesistenti. Libertà nelle regole ortodosse in via di un linguaggio personale e si rivede Francesco Franco: portamento regale, sorriso bonario paterno, sul confine timoroso ma amoroso verso il Maestro. Visite nel weekend con prenotazione viedelsegno@gmail.com.