Cuneo – Dopo aver convissuto per circa un anno tra il 2020 e il 2021 E. P., un giovane di origine romena, aveva lasciato la compagna A. I., anch’essa romena, e la casa di Peveragno dove avevano vissuto insieme in affitto. “Le utenze erano intestate a lei ma io le davo esattamente la metà di tutte le spese e quando andai via dalla casa non avevo debiti”; eppure, stando alla denuncia presentata il 6 novembre 2021, il ragazzo avrebbe subito un tentativo di estorsione da parte della donna che per due volte lo aspettò all’uscita dal lavoro per pretendere, minacciandolo, la restituzione di 1.500 euro. La prima volta alla fine di ottobre la giovane si presentò con un’amica e gli chiese di ridarle i soldi: “Mi disse che non sarebbe finita bene per me se non avessi pagato, ma io salii in auto e me ne andai”, aveva riferito al giudice la parte offesa.
La sera del 5 novembre la donna si presentò di nuovo, questa volta accompagnata da un uomo più anziano e da un uomo di corporatura molto robusta che, stando al racconto della vittima, avrebbe impedito a quest’ultimo di andare via in auto, strattonando ripetutamente lo sportello che l’altro cercava di chiudere. Nel frattempo l’uomo più anziano avrebbe gridato che sapevano dove abitava e sarebbero andati a prendersi i soldi.
Spaventato dalla situazione il giovane sarebbe tornato all’interno della ditta dove il suo datore di lavoro vedendolo visibilmente scosso chiamò i Carabinieri, mentre il furgone con a bordo la ex e i suoi amici continuava a girare davanti al cancello dell’azienda. Alla scena assistettero anche il fratello della vittima e un’altra collega che hanno confermato i fatti raccontati da E. P.
Diversa invece la versione che nel corso dell’ultima udienza è stata fornita dall’imputata della tentata estorsione, la quale ha riferito al giudice di aver semplicemente chiesto la restituzione di 1.500 euro che lei gli aveva prestato per riparare l’auto e 800 euro per un viaggio in Romania. Nessuno dei presenti lo avrebbe minacciato e anzi era stato lui ad aver assunto un atteggiamento arrogante rifiutandosi anche solo di ascoltarla. “Dovetti raggiungerlo sul posto di lavoro perché lui mi aveva bloccato su tutti i contatti. Andai accompagnata perché non sapevo come avrebbe reagito. Lui non mi ha neanche considerata, mentre suo fratello, con un po’ di arroganza mi disse che mi avrebbero ridato i soldi. Io dissi solo che altrimenti sarei andata per vie legali”.
Per l’accusa il tentativo di estorsione è stato provato solo relativamente al secondo incontro e per questo è stata chiesta la condanna a un anno, un mese e 10 giorni di reclusione e 222 euro di multa, mentre per la difesa il reato non è stato provato in considerazione delle numerose contraddizioni nei racconti dei testimoni che avevano assistito alla scena e per questo ha chiesto l’assoluzione per insussistenza del fatto. L’udienza è stata rinviata al 24 febbraio per le repliche e la sentenza.