Torino – No all’aumento dei costi della politica. A dirlo è Monviso in Movimento che contesta la recente proposta di revisione dello Statuto piemontese. La proposta, avanzata il 10 gennaio scorso dalla maggioranza (primo firmatario Paolo Bongiovanni capogruppo di Frratelli d’Italia), prevede testualmente: “Il Presidente può nominare fino a 4 sottosegretari per farsi coadiuvare nello svolgimento dei suoi compiti. I sottosegretari partecipano, senza diritto di voto alle sedute della Giunta, pur non facendone parte”.
“A parte l’aspetto curioso di partecipare alla Giunta ma di non farne parte, – dice il coordinatore di Monviso in Movimento Pierpaolo Varrone – di partecipare alla Giunta ma senza diritto di voto. A parte, poi, il fatto che il Presidente ha già abbondanti collaboratori che lo coadiuvano, è l’aumento dei costi della politica il vero nodo che vede la totale contrarietà di Monviso in Movimento. Costeranno un milione di euro in più. Questa proposta rappresenta un deciso passo indietro rispetto al taglio dei costi della politica intrapreso dalla Giunta Chiamparino nella passata legislatura. Ma soprattutto non è conciliabile con l’attuale momento di difficoltà in cui vivono famiglie e imprese piemontesi, né risulta spiegabile ed accettabile agli elettori. Non convince poi il metodo: inserire, nel dibattito in corso sulla nuova legge elettorale, questa proposta, infilandola, per minimizzarla, quasi a volerla nascondere, nelle pieghe della riforma in discussione. L’unica modifica che deve essere sostenuta nella riforma elettorale in discussione è la garanzia della doppia preferenza di genere come già previsto dalle norme statali per gli enti locali. Sempre che si arrivi a una nuova legge elettorale per il Piemonte prima delle elezioni del 2024”.