Cuneo – Era stato multato dalla Polizia perché nel settembre del 2020, in piena emergenza Covid, si trovava all’interno di un locale di Borgo San Giuseppe sprovvisto di mascherina. Ritenendosi vittima di un sopruso perché, a suo dire, anche gli agenti erano sprovvisti di mascherina, era corso alla caserma dei Carabinieri in corso Soleri per sporgere denuncia. Dato che era sera tardi e l’ufficio per le denunce era chiuso, il militare in servizio al portone gli disse di tornare il giorno dopo. È a questo punto che M.A., cuneese già noto alle Forze dell’ordine per i suoi precedenti penali e con un obbligo di dimora nelle ore serali, ha iniziato ad inveire contro il militare di servizio e contro i due Carabinieri chiamati in soccorso, procurandosi una denuncia per minaccia, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. “Era molto agitato e arrabbiato – ha riferito il Carabiniere in servizio al portone – e quando gli ho detto che la denuncia poteva farla il giorno dopo, ha iniziato a prendere a testate e a pugni il citofono urlandomi che rubavo lo stipendio”. Chiamati dalla centrale, i due Carabinieri di pattuglia che arrivarono poco dopo trovarono M.A. ancora davanti al portone della caserma, “quando ci ha visto avvicinarci – ha riferito uno dei militari di pattuglia – ha iniziato ad urlare ‘come c… funziona, noi dobbiamo indossare la mascherina e voi no? E tu che c… scendi col manganello?’. Cercavo di dialogare con lui ma man mano che mi avvicinavo lui si allontanava verso largo De Amicis rifiutandosi di darci i documenti e minacciandoci dicendo che ci avrebbe rubato la pistola e ci avrebbe sparato in gola. Si era anche chinato come per prendere e lanciare un oggetto”. Solo a quel punto l’uomo si abbassò la mascherina rendendosi riconoscibile dai militari. Nella concitazione del momento M.A. riuscì a dileguarsi tornando indietro verso piazza Galimberti, mentre i Carabinieri si erano fermati per prendere le generalità di un gruppo di ragazzi che aveva assistito all’intera scena e che adesso la giudice vuole sentire per provare la sussistenza dell’accusa di ingiuria verso i militari. Nel frattempo il Pubblico Ministero ha rassegnato le proprie conclusioni riguardo alle accuse contestate chiedendo la condanna di M.A. ad un anno di reclusione con la revoca della sospensione condizionale, mentre la difesa ne ha chiesto l’assoluzione perché nonostante le parole pronunciate in un chiaro stato di agitazione, M.A. si era sempre mantenuto a distanza dai militari, aveva anche chiamato in caserma fornendo le proprie generalità, poiché fermamente convinto di aver subito un sopruso. L’udienza è stata rinviata ad ottobre prossimo per ascoltare i testimoni del fatto e per la sentenza.