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Venerdì 22 novembre 2024

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Reati Pa, arrestati i sindaci di Vezza d’Alba e Montaldo Roero

Con loro altre 12 persone tra funzionari e imprenditori, le accuse riguardano appalti e finanziamenti in un sistema consolidato di gestione privatistica delle risorse pubbliche

La Guida - Reati Pa, arrestati i sindaci di Vezza d’Alba e Montaldo Roero

Cuneo – Si allarga l’operazione “Feudo” della Guardia di Finanza e diventa “Feudo 2” con altri 14 arresti per reati contro la pubblica amministrazione. Nella mattinata di oggi (mercoledì 14 dicembre) 40 militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Cuneo hanno eseguito le ordinanze di misure cautelari disposte dal tribunale di Asti nei confronti di 14 persone tra funzionari pubblici, professionisti e imprenditori.
Le indagini erano scattate dopo una perquisizione, nel luglio dello scorso anno negli uffici comunali di Vezza d’Alba e Montaldo Roero, oltre alla sede legale dell’Unione collinare dei Comuni del Roero, a Santo Stefano Roero (il paese il cui ex sindaco Renato Maiolo era stato arrestato nell’operazione “Feudo”). Sono emerse, secondo quanto riferito dalle Fiamme Gialle, “molteplici condotte illecite in capo ai soggetti colpiti dalla misura cautelare, indiziati a vario titolo dei reati di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, truffa aggravata ai danni dello Stato, turbativa d’asta, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici”.
Risvolti penali di una “gestione allegra” delle finanze e delle procedure nel governo del territorio e dei suoi enti, che hanno portato agli arresti domiciliari per otto persone, tra cui i due sindaci dei Comuni appunto di Vezza d’Alba e Montaldo Roero (Carla Bonino, classe 1951, e Fulvio Coraglia, classe 1970), oltre a funzionari comunali di Vezza e professionisti e imprenditori coinvolti. È stato disposto anche il sequestro di beni e valori per oltre un milione e mezzo di euro.
“Un articolato, pervasivo e ben consolidato sistema fraudolento di gestione della cosa pubblica”, secondo gli inquirenti, in cui – in modalità simili a quanto sarebbe avvenuto a Santo Stefano Roero – gli appalti venivano affidati sempre agli stessi professionisti e imprenditori, nell’ambito di rilevanti finanziamenti ottenuti dagli enti pur senza averne diritto. Tutti sistemi messi in piedi per agevolare il tornaconto dei soggetti coinvolti, dal consenso elettorale agli incarichi retribuiti e alle forniture, con accuse anche di corruzione nei diversi ruoli e passaggi, nella gestione degli appalti e degli acquisti. Il tutto con il risultato di “effetti disastrosi per le casse degli enti locali, perché il sistematico conferimento di incarichi ai medesimi professionisti veniva in più occasioni effettuato senza copertura finanziaria”, quindi senza registrare le spese in bilancio, falsificando visti di regolarità contabile e quindi i bilanci, con crediti falsi e con “buchi” veri.
Gli indagati saranno sottoposti nei prossimi giorni agli interrogatori di garanzia, mentre prosegue il lavoro degli inquirenti per conteggiare il totale del danno causato alle casse dello Stato con questa “gestione privatistica delle risorse pubbliche, in spregio delle norme che ne regolano l’utilizzo”.

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