Romano Reviglio nasce nel 1928 a Cherasco, paese che praticamente non abbandona mai e dove sviluppa la sua poetica pittorica. Durante gli anni dell’Università a Torino matura le prime esperienze pittoriche, espone alle Mostre Universitarie Torinesi curate da Lucio Cabutti e ottiene nel 1958 la prima personale a Torino in Palazzo Chiablese e, l’anno dopo, l’importante antologica della Promotrice delle Belle Arti. Nel 1959 entra a far parte del gruppo artistico Il Crogiuolo di Cuneo, col quale espone nei suoi due anni di attività. Nel 1963 apre, con Sandri e Savanco, la Galleria del Falò ad Alba. Fin dal 1960 è protagonista di una lunga serie di mostre personali e collettive sia in Piemonte che in altre regioni italiane; una delle ultime personali, importante per la panoramica sulla sua attività e per gli interventi critici, è quella di Cherasco del 1991. Se le sue opere degli anni Cinquanta sono ancora sotto l’influsso espressionistico di Spazzapan, l’autore che più studia negli anni della formazione torinese, ben presto Reviglio inventa qualcosa di nuovo. Ogni suo soggetto che sia la figura o il paesaggio di Langa, le architetture, spesso cheraschesi e barocche, o le barche e i galeoni, le crocefissioni o più tardi le farfalle e i giardini, diventa spunto inventivo, materia dell’immaginare, inizio di un viaggio in cui il percorso non si sa mai bene dove conduce. La grafia è minuta e capricciosa, legata spesso a un colore ricco di materia ed accensioni. La sua è una pittura di getto, decisa e “graffiata” senza ripensamenti. I colori utilizzati sono forti e rappresentano una realtà vista con gli occhi dell’animo.
“La sua è una visione profonda e ricca di valenze – scrive Angelo Dragone – in grado di reinventare una realtà ormai memorizzata”.
È alla forma interna del barocco che guarda Reviglio, alla sua estrosità governata dalla tecnica, alla sua vitalità tradotta in preziosismi, a sinergie tra architetture barocche e tratti graffianti, forme organiche e sinuosità scultoree. Ma elabora una contemporanea poetica della meraviglia fondandola sul sentimento stupito della natura. Il pittore usa i suoi paesaggi, o le sue figure, oppure le architetture come un luogo fantastico in cui entrare, con scene della memoria o del sogno, in una proposta di temporalità culturale assolutamente differente da quella maturata nella storia. E usa richiami della grande pittura europea il gusto della luce nella vibrazione dell’ora, la costruzione-distruzione della struttura, la divisione dello spazio, la sequenza di linee spezzate. Ricorrono vivaci le corrispondenze con le esperienze delle avanguardie attive a Torino e ad Alba con Gallizio con le tele affollate di segni e gesti su cui il colore agisce come interazione. Ma Reviglio semplifica la stesura. La sua unica ispirazione è una natura che pulsa e vive, scandita dal tempo che ne detta e regola le forme in una festa del colore.
Personaggio solitario e per nulla appariscente, Reviglio è sempre stato fortemente legato alla propria terra, pur sviluppando un’arte impregnata di cultura internazionale. Una illustre concittadina, la scrittrice Gina Lagorio, affermava che l’amico Reviglio sapeva rappresentare a pieno la bellezza dell’ordinario.
Espone in molte mostre personali dal 1957 a Cherasco, Carignano, a Bra e a Cuneo alla Libreria Moderna, e poi negli anni successivi a Torino, nel 1958 a Torino, nel 1959 di nuovo a Cuneo alla Galleria Piumatto e poi a Mondovì, a Roma, Novara, Dogliani, Alba, in Svizzera, Crema, Acqui Terme, Genova, Carrù, Carmagnola. Dal 1960 è protagonista di una lunga serie di mostre personali e collettive sia in Piemonte che in altre regioni italiane. Partecipa alle Promotrici Torinesi di quegli anni tra cui la rassegna nazionale del ’60, la Quadriennale del ’64, la rassegna del ’70 e alle Mostre organizzate dal Piemonte Artistico e Culturale ove gli viene assegnato il Premio Gazzetta del Popolo nel ’59. Nello stesso anno vince il Premio Vicoforte. Ottiene in tre edizioni del Premio Cuneo il secondo posto (nel ’59 il Premio Bongiovanni, nel ’60 il Premio dell’Amministrazione Provinciale e nel ’61 il Premio del Prefetto di Cuneo). Muore nella sua Cherasco nel 2008 e l’anno successivo Bra a Palazzo Mathis gli dedica una grande retrospettiva.
È stato istituito in sua memoria, negli anni 2010, 2011 e 2012 da parte del Comune di Cherasco il “Premio Nazionale di Pittura Romano Reviglio”. Grazie ai lasciti di sue opere sono due le sale permanenti a lui dedicate, a Cherasco in palazzo Salmatoris e a Bra nel palazzo Mathis.
Una quarantina di opere pittoriche realizzate a cavallo tra gli anni 1950/’60 sono in mostra nella personale “Architetture e sacralità – Omaggio a Romano Reviglio” visitabile fino a domenica 16 ottobre alla Galelria Arte+ di via Chiusa Pesio 6. La mostra fa arte della rassegna provinciale grandArte Help – Humanity, ecology, liberty, politics, vuole presentare due temi cari all’artista: le achitetture urbane (chiese, palazzi, strade cittadine) che hanno reso celebre e riconoscibile l’arte di Reviglio e i soggetti sacri che esprimono l’interiorità dell’animo del pittore. Dal venerdì alla domenica, dalle 15.30 alle 19.30. Ingresso libero.
A Palazzo Mathis a Bra in piazza Caduti per la Libertà 20 alcune opere di Reviglio sono presenti nella mostra “I Maestri”, collettiva dedicata agli esponenti più rappresentativi del panorama artistico piemontese del secolo scorso a cura di Gianfranco Schialvino. Giovedì/lunedì 9/12,30 e 15/18 fino all’8 gennaio.