Entracque – Dopo la rinuncia all’appello da parte della Procura generale della Corte d’Appello di Torino, e la conseguente conferma della sentenza assolutoria di primo grado pronunciata il 31 gennaio 2020 dalla Corte d’Assise del Tribunale di Cuneo presieduta da Elisabetta Meinardi con a latere Massimiliano Scarabello e sei giudici non togati, si è definitivamente chiusa oggi (mercoledì 12 ottobre) la vicenda processuale di Stefano Giordano e Osvaldo Audisio, i due residenti della borgata Tetti dietro Colletto, accusati dell’omicidio preterintenzionale del vicino di casa Angelo Giordana, trovato morto assiderato all’interno della propria abitazione nel gennaio 2017. Contro la sentenza di primo grado avevano fatto ricorso i due pubblici ministeri Chiara Canepa e Carla Longo ma – è questo il fatto rilevante del procedimento che si è celebrato oggi a Torino – è stata proprio la Procura generale, dopo aver letto i motivi del ricorso dei pubblici ministeri, le motivazioni della sentenza e le memorie delle difese, a rinunciare a procedere contro i due uomini per la mancanza di elementi sufficienti a sostenere l’accusa. A scontrarsi in primo grado erano state le tesi dell’accusa di un pestaggio per liti di vicinato ai danni dell’agricoltore di Entracque, che sarebbe stato trascinato e abbandonato in casa in stato di semincoscienza dove sarebbe morto per assideramento, contro la tesi di un’accidentale caduta dalla scala del fienile, il luogo da cui poi l’uomo si sarebbe trascinato sanguinante e in stato confusionale fino in casa dove avrebbe cercato invano di accendere la stufa. In aula a Cuneo avevano prevalso le tesi delle difese con gli avvocati Vittorio Sommacal e Francesca Quaranta per Stefano Giordano e Alberto Parola e Federico Morbidelli per Osvaldo Audisio, che avevano sottolineato quanto emerso durante la videoregistrazione dell’autopsia, durante la quale i medici legali avevano parlato di ferite al volto compatibili con una caduta e di ecchimosi compatibili con il fenomeno dello “svestimento paradosso”, quando in stato di avanzata ipotermia le persone sentono improvvise vampate di caldo e tendono a svestirsi e si feriscono camminando carponi alla ricerca di un rifugio caldo. Indizi che, secondo i pubblici ministeri Chiara Canepa e Carla Longo, dimostravano l’aggressione ai danni del Giordana, e che per questo avevano chiesto una condanna a dodici anni per i due vicini di casa, ma che per i giudici della corte d’Assise non erano sufficienti neanche a dimostrare che il Giordana fosse stato picchiato prima di morire e che per questo avevano scelto come formula assolutoria l’insussistenza del fatto. Una decisione resa ancora più solida dalla scelta della stessa Procura generale di Torino di non procedere contro Stefano Giordano e Osvaldo Audisio che possono ora mettere definitivamente la parola fine alla vicenda.