Borgo San Dalmazzo – Si è concluso con una condanna il processo per stalking a carico di R. V., 28 anni di Carmagnola, accusato di aver perseguitato per vari mesi la sua ex ragazza con ripetuti messaggi telefonici, visite inaspettate davanti a casa, inseguimenti in auto, creazione di falsi profili social per aggirare il blocco che lei aveva stabilito per tenerlo lontano. Dopo la prima denuncia presentata a giugno 2021, al termine di una relazione durata circa un anno e mezzo, al ragazzo era stato notificato il divieto di avvicinamento, ma dopo ripetute violazioni anche di questo provvedimento, erano scattati gli arresti domiciliari a fine 2021. Durante il periodo del lockdown, quando le lezioni universitarie erano on line, la giovane era stata costretta a staccare il citofono per evitare il disturbo causato dal continuo citofonare del suo ex, che una volta si scattò anche un selfie nel giardino di casa della ragazza: “Aveva scavalcato la recinzione – aveva riferito in aula la vittima – e tirava sassolini contro il vetro della finestra per attirare la mia attenzione. Un’altra volta mi chiese di scendere al portone e poi mi prese di peso per farmi salire sul furgone. Mi spaventai e riuscii a lanciare le chiavi lontano”.
La prima denuncia venne presentata in seguito a un inseguimento in auto, al termine del quale l’imputato in un gesto di stizza, poiché la ragazza rifiutava di scendere dall’auto per parlare con lui, sferrò un pugno contro il finestrino della propria vettura ferendosi la mano. Da quel momento, in stretta collaborazione con i Carabinieri e l’autorità giudiziaria, vennero segnalati tutti gli episodi che portarono al primo provvedimento di divieto di avvicinamento e successivamente alla misura degli arresti domiciliari.
Di questa condotta persecutoria ha ricostruito tutte le tappe il pubblico ministero Carla Longo, sottolineando come l’accanimento psicologico dell’imputato fosse diventato esasperato in seguito al primo provvedimento di divieto di avvicinamento e a ridosso dell’udienza preliminare. Per questo l’accusa ha chiesto una condanna a due anni e sei mesi di reclusione.
Richiesta rigettata dalla difesa del ragazzo che nel corso dell’ultima udienza aveva spiegato di aver effettivamente molestato la sua ex ragazza, ma solo nel tentativo di stabilire un contatto con lei perché la fine della loro relazione era avvenuta per un’accusa di tradimento che lui rigettava: “Sentivo di essere odiato per cose che non avevo fatto – aveva detto l’imputato in aula – e questo mi faceva stare malissimo”. Una tesi sostenuta dall’avvocato Serena Lequio che ha riconosciuto che il proprio assistito aveva esagerato con messaggi e regali, ma che questa pressione non aveva mai generato alcun timore nella giovane: “Non le scriveva o portava regali per farla stare male, o procurarle timori”, ha ribadito l’avvocato che ha chiesto l’assoluzione di R. V.
Al termine della discussione il giudice ha condannato l’imputato a un anno e quattro mesi di reclusione sostituendo gli arresti domiciliari con il divieto di avvicinamento e di accesso a Borgo San Dalmazzo fino a marzo 2023.