L’immagine è muta, ma può essere alquanto eloquente. Lo dimostra Fabrizio Piumatto nel decimo appuntamento con il “Urlo grafico”.
Da un diario che ripercorre il 2021 ci si aspetterebbe un profluvio di annotazioni intorno alla pandemia. Invece i commenti grafici portano altrove. Invitano a osservare con più libertà quanto successo. Vero che il Covid ha dominato le cronache, le menti però devono muoversi in orizzonti più ampi per non atrofizzarsi.
A questo serve la pungente ironia che traspare dai disegni del calendario di Urlo grafico: aprire gli occhi, ricordare eventi, molti passati sottovoce, suggerire considerazioni senza voler trarre morali. Semmai sono constatazioni, sempre espresse con spigliata immediatezza, lasciando al “lettore” il compito di ripensare il tutto.
I disegni impongono lo stile. Tratti essenziali, sfumature bandite, recupero delle linee di profilo, colori di sfondo esaltati dalla cornice grigia della pagina. Lo spazio per le parole è ristretto. Bandito ogni commento.
Il disegno si arroga il compito di sottintendere un giudizio. I cerchi olimpici con diametri diversi suggeriscono l’idea delle paralimpiadi o quei cerchi chiusi da lucchetti ricordano il lockdown degli atleti. Ci si indigna quando si “parla” di censura con la matita annodata a mo’ di cappio, del fallimento della Cop26 e il pianeta trasformato in pallina da golf. Si è provocati dalla falce congelata mortifera per i senzatetto o quando zittisce un comico afgano. E in fatto di arte ecco la botticelliana Venere coperta dal burqa per la versione renziana del Rinascimento.
Urlo Grafico
di Fabrizio Piumatto
Nerosubianco
20 euro