Boves – Sono 24 pannelli, la copia di quelli esposti nella chiesa di San Magno a Boves, uno dei luoghi bovesani della memoria, tradotti in tedesco dall’Associazione Boves-Kreiss della parrocchia di Schondorf. Ricostruiscono la memoria dei tragici giorni del 1943, la storia dei due sacerdoti don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo che papa Francesco ha beatificato ad aprile, di Antonio Vassallo, tre dei 23 morti di quel giorno, il loro martirio e il cammino di pace che Boves ha intrapreso in quasi 80 anni dall’eccidio.
La mostra racconta i tragici eventi del 19 settembre 1943 a Boves
<Quando abbiamo iniziato il percorso di memoria per i fatti del 19 settembre,- racconta il parroco di Boves, don Bruno Mondino – in particolare verso i protagonisti, don Mario, don Giuseppe e Antonio Vassallo siamo stati aiutati da una frase di papa Benedetto che diceva: Il sangue dei martiri non invoca vendetta ma riconcilia, all’inizio abbiamo interpretato questo riconcilia come <ci riconcilia> con la storia, ma dopo ci siamo accorti che era necessario provare a gettare un ponte. Da qui inizia la nostra storia con Schondorf>.
Schondorf il luogo dove è sepolto il Joachim Peiper, il comandante che ordinò la strage.
Dopo diversi anni, don Mondino, ricorda ancora nitidamente il primo incontro: <era il primo ottobre del 2013, eravamo ospiti della comunità pastorale della parrocchia bavarese. Avevamo immaginato un discorso più filosofico sul perdono ed invece la loro prima domanda fu: ma che cosa è accaduto a Boves nel 1943? E’ stata una forte emozione raccontare, come si svolse l’eccidio, in terra tedesca, ma è stato molto significativo vedere l’attenzione e il desiderio di conoscere. E’ su questa operazione di verità che il nostro rapporto è cresciuto>. Da quel giorno ci sono state diverse occasioni di scambi sia in Italia che in Germania.
Fare memoria nel nome della riconciliazione e della pace
<La mostra – spiega ancora il parroco – ha il valore di fare memoria, sia della storia che non vogliamo trascurare che ci ha spinti ad andare a cercare questa riconciliazione, ma anche per gustare oggi la bellezza della nostra amicizia. Quello che abbiamo imparato, e che desideriamo trasmettere con questa mostra, è che la riconciliazione non è solo una cosa di un piccolo gruppo, ma è una opera corale partendo anche da punti di vista differente, ma insieme>.