Moiola – L’incontro tra Hernst Reijseger e i Cuncordu e Tenore de Orosei è una delle sorprese più belle della stagione di spettacoli estiva della provincia. Hanno suonato in un luogo “magico”, il bosco di Tetto Spada di Moiola, sabato 9 luglio, su un prato in uno dei tanti tetti disseminati nelle nostre vallate, sotto la cappella dell’Assunta, accant0 a un gruppo di case con corte interna che fa supporre siano stato un antico convento con tanto di arco di accesso e affreschi. Un bosco che ha sullo sfondo una splendida altalena. Qui Nuovi Mondi Festival con la collaborazione con Occit’amo, ha portato lo spettacolo di chiusura del festival. E la sorpresa è stata incredibile, da far dire peccato a chi non c’è stato. La musica colta e il virtuosismo jazz del violoncellista olandese con la musica sacra popolare della Sardegna sono un connubio da far stare senza parole. Una magia unica che trasforma il bosco delle montagne della valle Stura in un sughereto e crea un’atmosfera arcana dove solo la musica e la voce sono protagonisti in un tutt’uno tra improvvisazione e polifonie del canto tradizionale sardo, il jazz d’avanguardia e la musica sacra.
Il jazz è spesso improvvisazione ma anche il canto sardo in qualche modo lo è, una musica non scritta ma di antichissima tradizione orale dove non c’è esattamente uno spartito da eseguire ma il confondersi di voci che si sovrappongono e che interagiscono. E che voci quelle dei quattro di Orosei.
Reijseger con il suo violoncello, con cui viaggia in tutto il mondo e per cui compra un secondo biglietto aereo per tenerselo a fianco, fa di tutto: quando uno possiede lo stumento così come fa lui c’è da rimanere sbalordito: lo suona con l’arco, lo suona a mo’ di chitarra, lo percuote, lo fa vibrare, lo scuote, con la saliva sul pollice crea sonorità uniche sulla tavola armonica. Qui esegue musiche che ha composto come colonna sonora per alcuni film diretti da Werner Herzog. I Tenore interagiscono con Reijseger con il loro repertorio di brani ‘a cuncordu’ (a quattro parti maschili diverse in piena sonorità su note lunghe tenute), i canti sacri delle confraternite, dei riti pasquali e dell’anno liturgico, voce del dialogo con il divino di un’intera comunità, oltre ai brani del canto profano, a tenore, quello dei pastori, della campagna, caratterizzato dall’emissione gutturale della voce. Il risultato dell’incontro e anche del luogo scelto riporta davvero al titolo azzeccato: ‘The face of God’, la faccia di Dio.