Cuneo – Era stato individuato e fotografato alla testa del corteo non autorizzato che si riunì sotto il monumento di piazza Galimberti la sera del 1° maggio 2021, promosso per protestare contro il coprifuoco e le norme anti-Covid adottate dal governo per contenere la diffusione del virus, e per questo era stato rinviato a giudizio con l’accusa di manifestazione non autorizzata. Il giovane in questione è Dominique Chillè Diouf, noto come Diablo, il rapper che aveva partecipato a un talent show televisivo nel 2019. L’invito al corteo era circolato per qualche giorno sui social con l’hashtag #dopole22; circa 300 persone si erano ritrovate in piazza e da subito, secondo quanto ricostruito dagli agenti della Digos che hanno testimoniato in udienza, Diablo era salito su una panchina invitando le persone ad avvicinarsi per dare vita al corteo che poi sfilò lungo corso Nizza, corso Giolitti fino alla stazione, e poi ritorno fino in via Roma davanti alla Prefettura. Sia nella piazza della stazione sia davanti alla Prefettura, il rapper avrebbe tenuto brevi discorsi invitando le persone e protestare contro questi provvedimenti del governo. Il rapper avrebbe mantenuto un atteggiamento di capo del corteo anche quando alcuni giovani si erano staccati dal corteo per sparpagliare degli scatoloni ammassati sotto i portici per la raccolta differenziata: “Diouf uscì dal corteo per rimetterli in ordine – aveva riferito l’agente della Polizia – invitando altri ragazzi ad aiutarlo. Poi riprese la testa del corteo”. Per il pubblico ministero Luigi Dentis, che ha chiesto la condanna del giovane a tre mesi di reclusione e 300 euro di multa, “non si dovrebbero concedere le attenuanti in quanto la violazione del coprifuoco si inseriva in una fase di enorme difficoltà di questo Paese, nella quale il coprifuoco è stata un’esigenza, magari criticabile, per fare fronte a una situazione epidemica che stava degenerando”. Per l’avvocato Chiaffredo Peirone che difendeva l’imputato, la prova della colpevolezza invece non era stata raggiunta, in quanto aver preso la parola al corteo non significava esserne il promotore. Il giudice ha accolto la richiesta di condanna ridimensionando però la pena al giovane che è stato condannato a un mese di arresto, con pena sospesa, e 100 euro di ammenda.