Cuneo – Carlo De Benedetti non diffamò Matteo Salvini quando il 6 maggio del 2018 al Festival della tv e dei nuovi media, intervistato da Lilli Gruber, riferendosi al segretario della Lega disse che era “xenofobo, antisemita, antieuropeo, festeggia Orban in Ungheria, è finanziato da Putin”; la sentenza è arrivata a conclusione del processo che si è svolto al tribunale di Cuneo in seguito alla querela di Salvini.
Di tutte le opinioni espresse dall’ingegner De Benedetti in quell’occasione fu proprio l’essere definito antisemita che Salvini ritenne inaccettabile ed è su quella definizione che si sono soprattutto incentrate le arringhe di difesa e accusa nel corso dell’ultima udienza. “Fra tutte le opinioni di carattere politico – aveva detto Salvini ascoltato dalla giudice a giugno scorso – mi colpì essere definito antisemita, che considero un’infamia pesante. È discutibile definirmi il peggio, antieuropeo, ma antisemita no, è inaccettabile”. Fu una frase diffamatoria? Secondo il pubblico ministero Attilio Offman che ha chiesto per l’imputato la condanna alla pena pecuniaria di 800 euro, quella frase era infamante, perché anche un giudizio di valore come quello espresso durante l’intervista da De Benedetti necessitava di una base fattuale e, anche ammettendo una maggiore soglia di tolleranza da parte dei politici nei confronti delle critiche proprio in virtù della loro posizione di dominanza, ogni critica necessita di un riscontro in qualche azione personale e in questo caso, secondo l’accusa, non c’era.
“Dalla documentazione prodotta dalla difesa – ha detto il dottor Offman – non emergono affermazioni che richiamino l’antisemitismo, così come stabilito dalle linee guida della Commissione Europea, ma c’è solo un’aggressione verbale dell’imputato alla dignità di Salvini”. Stesso discorso per quanto riguarda l’accusa di essere finanziato da Putin che, secondo il pubblico ministero, “non si riesce neanche a capire se era un giudizio di valore o un fatto, dal momento che il fatto non è neanche sommariamente delineato, poiché tutte le notizie di cronaca relative ad un supposto finanziamento sono successive all’intervista”. Alla richiesta di condanna si è associata la parte civile con l’avvocato Claudia Eccher che ha sottolineato “l’offensività di quella frase pronunciata da un personaggio di grande rilievo come De Benedetti in un momento molto delicato in cui si stava formando il nuovo governo. Salvini sa accettare la critica aspra e severa, ma antisemita rappresenta un posizionamento preciso, per lui un’accusa infamante; una frase non vera e con una rilevanza sociale pregiudizievole e spregiativa in modo assoluto”.
La parte civile ha quindi concluso con una richiesta risarcitoria di 100mila euro. Si è detto invece stupito dell’intero processo l’avvocato Marco Ivaldi, che insieme alla collega Elisabetta Rubini difendevano l’ingegner De Benedetti, per una richiesta di condanna anacronistica e tendenzialmente pericolosa, perché l’oggetto del processo non era una critica a Salvini come persona, ma come politico e quindi il vero oggetto del processo era sapere se De Benedetti era libero di esercitare quella critica politica ad un esponente politico.
“Alle domande poste, De Benedetti ha riposto in modo coerente nell’ambito della critica politica – ha detto l’avvocato Ivaldi – e infatti Salvini si è difeso documentando tutte le azioni svolte in qualità di segretario politico della Lega. A tutte le domande che gli sono state poste dalla Guber, De Benedetti ha riposto facendo riferimento a fatti politici”. Per quanto riguarda poi l’eco dell’intervista, Ivaldi ha sottolineato che fu lo stesso Salvini un’ora dopo l’intervista a pubblicare su twitter e su Facebook dei post in cui faceva riferimento alla frase di De Benedetti chiedendo ai suoi followers “che dite querelo? Direi di sì”. “Per la critica politica non si pone un giudizio di veridicità ma una base fattuale” ha ribadito l’avvocato Rubini che ha ricordato le posizioni di estrema destra di alcuni esponenti di primo piano della Lega, gli apparentamenti politici con forze dichiaratamente di estrema destra o decisioni politiche come l’astensione in occasione della creazione della Commissione contro l’antisemitismo o il fatto di essere stato chiamato in causa direttamente dalla presidente della comunità ebraica Nicole Di Segni affinché ‘prendesse atto di essere punto di riferimento per l’estrema destra’; tutti fatti politici legati alla Lega e al suo segretario, oggetto di critica politica da parte di De Benedetti in occasione del dibattito politico di Dogliani.
Una ricostruzione condivisa dalla giudice che ha infatti assolto l’ingegnere perché il fatto non costituisce reato.