Savigliano – Avrebbe dovuto seguire quel ragazzino di 14 anni come insegnante di sostegno per aiutarlo a prepararsi in vista dell’esame di terza media da affrontare da privatista, ma la donna avrebbe approfittato di quel rapporto tra insegnante e alunno per abusare sessualmente del ragazzino, continuando poi a molestarlo anche dopo la denuncia da parte della madre all’autorità giudiziaria. “Mio figlio aveva problemi di apprendimento e di concentrazione – ha raccontato in aula la madre della vittima costituita in giudizio – e M.V. avrebbe dovuto aiutarlo nello studio per finire la terza media, ma la situazione poco dopo non era più normale, non era un rapporto insegnante e allievo. Voleva vederlo anche fuori dell’orario scolastico, per andare al cinema o a mangiare la pizza, diceva che voleva essere un punto di riferimento per lui, ma non era normale. Doveva studiare da lei dalle 14 alle 18 ma da subito erano iniziate le richieste di deroga sugli orari”. A gennaio del 2018 il ragazzo non era rientrato a casa dopo essere stato a studiare a casa dell’insegnante e la madre lo aveva cercato ripetutamente sul cellulare senza ottenere risposta. Chiamò anche l’insegnante che riferì di averlo accompagnato alla fermata del pullman e che avrebbe provato anche lei a cercarlo. Quando più tardi si recò dai Carabinieri, ci trovò V.M. con il figlio; lui diceva di non voler tornare a casa perché la mamma lo aveva picchiato e l’insegnante si offrì per ospitarlo a casa per la notte, “da quel giorno è capitato altre volte che non tornasse a casa a dormire – ha proseguito la donna -, parlava continuamente al telefono con lei, anche di sera tardi, e con me era diventato scontroso”. A raccontare dei rapporti intimi tra i due è stata la sorella a cui il ragazzino aveva confidato di un bacio tra lui e V.M. e poi del rapporto sessuale a casa della donna, “mi disse che erano sul divano a casa di lei e poi si erano spostati in camera da letto. Me lo raccontava come se stesse cercando aiuto da qualcuno ma noi non ce ne eravamo accorte”. Poi sono venute fuori le foto, trovate dalla sorella sul telefono del ragazzo: foto intime della donna di cui non si vedeva il volto ma che era stata individuata attraverso i tatuaggi sulle spalle. E poi i messaggi su Instagram, un profilo che la donna aveva aperto per poter conversare con lui, “un profilo social che la donna aveva chiamato con uno pseudonimo e poi con due numeri che corrispondevano alle loro date di nascita – ha riferito il comandante della stazione dei Carabinieri di Saluzzo che dopo l’avvio delle indagini aveva sequestrato foto e conversazioni tra i due. Dopo la denuncia ai Carabinieri nonostante il divieto di avvicinamento, la donna avrebbe ancora cercato di contattare il ragazzino, “lo aveva invitato a cancellare le loro conversazioni – ha detto la madre in aula – lo cercava attraverso altri canali social, me lo raccontava mio figlio. Faceva chiamare dalla figlia e poi parlava lei, gli chiedeva di ritirare la denuncia”. Il processo è stato rinviato al 16 marzo per ascoltare altri testi.