Saluzzo – Si è concluso con una piena assoluzione al tribunale di Cuneo il processo per falsità ideologica, truffa e abuso d’ufficio a carico M.G. e M.N., mandatario e accertatore dell’ufficio Siae di Saluzzo. I due erano accusati di aver elevato moltissime sanzioni ad esercenti del saluzzese fra il 2015 e il 2016, per aver diffuso musica nei loro locali senza aver pagato i diritti alla Siae. In seguito ad una segnalazione alla Guardia di Finanza, vennero svolte delle indagini e ascoltati gli esercenti che avevano nel frattempo pagato tutti la sanzione contestata. Molti di loro lamentarono la modalità con cui era stata eseguita la verifica: in alcuni casi i titolari delle attività commerciali contestavano il fatto che i loro apparecchi radio erano spenti nel momento in cui M.N. entrava per l’accertamento; sarebbe stato proprio l’incaricato Siae a chiedere di accendere le radio per poi contestare l’infrazione. Ad alcuni commercianti era stata elevata una contravvenzione in base ad un numero di metri quadri del locale superiore a quello effettivo, in altri casi si contestava la diffusione della musica quando il locale era chiuso o stava per chiudere e non c’erano clienti all’interno. Secondo l’impianto accusatorio, molte di quelle multe non dovevano essere contestate e il loro unico scopo sarebbe stato quello di intascare le provvigioni. Dall’istruttoria dibattimentale è però emerso che uno dei due imputati, il mandatario G.M. aveva l’unico compito di verificare la correttezza formale del verbale e trasmettere la contestazione alla direzione regionale che poi redigeva e spediva la sanzione. In nessuno modo avrebbe potuto verificare se quello che era stato scritto era vero o falso, soprattutto se nessuno dei titolari degli esercizi era andato a protestare. Per questo motivo l’accusa, al termine della propria discussione, ha chiesto il suo proscioglimento; richiesta cui si sono associate anche le due parti civili costituite in giudizio, la Siae e una titolare delle attività commerciale multate. Per l’altro imputato M.N. invece l’accusa ha chiesto l’assoluzione dai reati di truffa e abuso d’ufficio e ha concluso per la sua condanna a 1 anno e 6 mesi di reclusione per falsità ideologica solo in riferimento a 5 episodi. Secondo la difesa dell’uomo però nell’intero impianto accusatorio mancava l’obiettivo del profitto personale, in quanto l’accertatore veniva pagato in base alle verifiche svolte e non alle contravvenzioni segnalate. Sempre secondo la sua difesa, M.N. non avrebbe avuto alcun interesse a crearsi una cattiva fama in un ambiente dove abitava e dove conosceva moltissimi titolari delle attività commerciali. Una ricostruzione accolta dai giudici che hanno assolto entrambi gli imputati per insussistenza del fatto.