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Martedì 26 novembre 2024

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Decine di infermieri e altro personale sanitario fuori servizio perché positivo

A Cuneo sembra che solo nel dipartimento di emergenza siano oltre 45 gli infermieri non disponibili al servizio

La Guida - Decine di infermieri e altro personale sanitario fuori servizio perché positivo

Cuneo – La variante Omicron sta avanzando a “doppia marcia” e sta colpendo anche il personale sanitario, medici e infermieri. A Cuneo sembra che solo nel dipartimento di emergenza siano oltre 45 gli infermieri non disponibili al servizio perché risultati positivi, spesso asintomatici e senza problemi perché vaccinati, e dunque momentaneamente fuori servizio.
È uno dei problemi maggiori di questo momento di emergenza con contagi che continuano a crescere con i rispettivi ricoveri ospedalieri. E, la carenza di personale, è una delle cause che portano allo stop dell’attività ambulatoriale e di interventi nelle sale operatorie degli ospedali. Il personale attivo deve occuparsi dei reparti Covid e delle terapie intensive, occupate per il 90% negli ospedali della Granda da non vaccinati, che necessitano di molto più personale del normale funzionamento ospedaliero.

Il sindacato degli infermieri, il Nursing Up rende noti i dati dell’Istituto Superiore Sanità in Italia: si è passati da 13.720 operatori sanitari contagiati ogni 30 giorni il 4 gennaio scorso, allo spropositato numero di 20.179 dopo soli 3 giorni, oggi 7 gennaio.  Praticamente 6.459 operatori sanitari in più sono stati infettati in sole 72 ore, e di questi ben 5.296 infermieri. “Perché gli operatori sanitari si contagiano alla velocità della luce – si chiede Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up – , e con un ritmo decisamente diverso e nettamente superiore rispetto a quello con cui si infettano gli altri cittadini? Proviamo a riflettere concretamente sulle reali condizioni di sicurezza che i datori di lavoro dovrebbero garantire, più che mai in questo delicato frangente, ai nostri infermieri, ingabbiati tra turni massacranti anche di 12 ore, laddove le condizioni fisiche, lo stress e la stanchezza impattano senza alcun dubbio sulle difese immunitarie dei nostri professionisti della salute, esponendoli al rischio contagio”.

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