Nucetto – Erano state accusate dalla vicina di casa di tentata violenza privata perché, con la loro auto parcheggiata nel cortile condominiale in modo tale da ostruirle il passaggio che conduceva al suo garage, avrebbero impedito ad una vicina di casa di usare la propria automobile, ma l’accusa non sussisteva ed il giudice le ha assolte. A finire a processo erano state V.P. e R.P., madre e figlia residenti a Nucetto. Il fatto, secondo l’accusa si sarebbe verificato in un arco di tempo che andava da aprile a novembre del 2018, e sempre secondo l’accusa della donna, la causa di questo comportamento era dovuta al fatto che lei, in seguito ad una serie di furti avvenuti nella zona, teneva accesa una luce sopra la porta della sua abitazione, proprio in corrispondenza del balcone delle due vicine, che avrebbero lamentato il fastidio della luce notturna. Davanti al giudice civile il dissidio tra le due parti era stato ricomposto, ma restava la denuncia penale procedibile d’ufficio. “Non ho mai parcheggiato in modo tale da impedirle il passaggio – ha ribattuto alle accuse V.P. – , può essere capitato un paio di volte, di sera o nel fine settimana, che mi abbia chiamato per spostare l’auto, ma non l’avevo mai parcheggiata in modo tale da impedirle il passaggio”. Inoltre sua madre non aveva la patente di guida e quindi quell’auto la usava solo lei. Sempre secondo la donna, quella denuncia era una ripicca per un esposto che la sua famiglia aveva presentato per un abuso edilizio. Al termine dell’istruttoria il Pubblico Ministero ha chiesto l’assoluzione per la madre e 8 giorni di condanna, con i benefici di legge, per la figlia, mentre la difesa ha chiesto una piena assoluzione per un vizio di forma nella querela presentata e perché “quel rapporto conflittuale non nasceva da dispetti nel cortile”. Una richiesta accolta dal giudice che ha assolto le due donne per insussistenza del fatto.