Come è il Simenon giornalista? Straordinario come il Simenon romanziere. Perché ha la capacità con le parole di rendere un’atmosfera e descrivere più che una fotografia. Poi in fondo nel viaggio nell’Europa del 1933 che Simenon compie si ritrovano molte delle figure che si ritrovano nei sui romanzi: dai miseri delle povere strade alla borghesia rampante, dai portieri d’albergo ai lavoratori dei porti.
“Io sono partito con uno scopo più modesto, quello di vedere il volto dell’Europa di oggi”. Dice così all’inizio del reportage e poi a un certo punto si chiede “Sono riuscito, nonostante la deformazione professionale, a non fare letteratura?”. Ma lo diciamo subito la sua è una domanda retorica. È grande giornalismo e dunque è allo stesso tempo grande letteratura.
Nel 1933 l’Europa era malata e Simenon viene mandato in giro per il Vecchio Continente a capire quale era l’aria che tirava nelle varie nazioni. Viaggiando, lo scrittore avverte presto un senso di pericolo. In particolare quando attraversa la Polonia, “il più grande dei piccoli paesi”, con quasi tutte le frontiere “calde”, nell’Euriopa in cui si stava imponendo nazismo e fascismo che avrebbe portato alla guerra.
Simenon è curioso come un vero giornalista e come un romanziere unico che ha scandagliato l’animo umano in tutte le sue declinazioni. Non si tira mai indietro, che debba mettere piede in una casa di tolleranza nella campagna di Vilnius o scendere negli inferi pericoloso e puzzolenti di un lazzaretto a Varsavia, o ancora intervistare un Trockij turbato dalla lettura di “Viaggio al termine della notte” di Céline nel suo esilio turco sull’isola di Prinkipo. Strepitose sono le pagine dedicate al suo viaggio in Russia dove uno come lui che ne ha viste di cose e tante ne ha sperimentate in prima persona, come la fame e la guerra per le strade, vacilla, colpito dall’assurdità di un regime che vuole controllare qualsiasi cosa e dove le persone non contano.
Quello che interessa a Simenon è mettere a nudo i fatti e le persone che racconta, così come farà sempre nei suoi romanzi. Le sue parole, accompagnate dalle fotografie che scatta in viaggio, documentano dal vivo l’Europa che lo scrittore si trova di fronte. Lui non fa altro che raccontarla così come la vede con una schiettezza che spiazza e che disarma ma che non mente mai davanti a tutte le contraddizioni che si trova a denunciare. Simenon non fa sconti con la sua scrittura quando ci mostra in faccia la povertà con tutto il suo campionario di miserie e con tutte le deformazioni che possono martoriare un corpo umano. Del suo vagabondare per l’Europa, Simenon ci lascia una testimonianza preziosa: l’esperienza di uno scrittore e di un uomo che ha raccontato quello che ha visto senza mai tradire la vocazione al vero che scaturisce da una serie di informazioni di prima mano, raccolte in prima persona senza mediazione sul campo e senza sconti al potere. Una lezione di giornalismo da leggere e rileggere.
Europa 33
di Georges Simenon
Adeplhi
18 euro