Fossano – Con l’accusa di lesioni gravi si è svolto al tribunale di Cuneo il processo a A.C., fossanese di 51 anni. È accusato di lesioni gravi ai danni della donna con cui per un certo periodo, tre anni fa, ha avuto un rapporto di amicizia. Una frequentazione iniziata in un momento di particolare fragilità per entrambi, durante un ricovero in psichiatria; un’amicizia che era proseguita anche dopo il ricovero, anche se la donna, ascoltata dal giudice aveva capito che non avrebbe dovuto frequentare quell’uomo violento e irascibile. Era quasi sempre lei ad andare a casa dell’uomo, anche la sera del 28 dicembre del 2018 quando dopo aver ricevuto una telefonata che lo aveva fatto arrabbiare, A.C. avrebbe preso a male parole la donna, dandole uno schiaffo e poi mettendole un dito nell’occhio.
“Gli chiesi di accompagnarmi in pronto soccorso ma lui si rifiutò – aveva detto la signora in aula -. Io tornai a casa, l’occhio era gonfio e dolorante non ci vedevo più”. Da quel giorno la donna venne sottoposta a cinque interventi chirurgici che le salvarono il bulbo oculare, senza però poter fare niente per recuperarle la vista. L’uomo, ascoltato nel corso dell’ultima udienza prima della sentenza, aveva detto che si era trattato di un incidente avvenuto mentre chiudeva la porta del frigorifero; pensava che l’amica fosse in salotto ma girandosi se la sarebbe trovata dietro le spalle e accidentalmente le avrebbe messo il dito nell’occhio. Un’accidentalità messa in discussione dalla perizia medico legale, “i riscontri medico legali – aveva detto durante la requisitoria l’accusa – dicono che quella lesione non può essere conseguenza di un urto accidentale lieve”.
Per l’imputato, con un precedente reiterato specifico, l’accusa ha chiesto la condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione. A questa richiesta di condanna si è associata la parte civile chiedendo anche una provvisionale esecutiva di 30mila euro. La difesa dell’uomo ha invece chiesto l’assoluzione per un episodio che anche i medici non avevano escluso potesse essere accidentale, nell’ambito di un’amicizia che anche se descritta come turbolenta e violenta dalla parte offesa, non aveva mai portato ad alcuna denuncia prima di quell’episodio.
La giudice ha accolto la richiesta dell’accusa e ha condannato A.C., considerati i precedenti reiterati e specifici, a 6 anni e 8 mesi di reclusione e al risarcimento del danno, accordando alla parte civile una provvisionale di 30mila euro.