Dopo averlo visto capiamo perchè il film documentario di Giorgio Verdelli “Ezio Bosso. Le cose che restano” ha così emozionato e commosso la Mostra del Cinema di Venezia.
Un film fatto di tanta musica ma anche di tanti volti, di tante parole. Non vuol essere un film ricordo di un artista che il 13 settembre scorso avrebbe compiuto 50 anni e che se ne è andato il 14 maggio 2020. Non è un film ricordo perché la sua musica, ma anche le sue parole, pronunciate spesso a fatica a causa della malattia neurodegenerativa da cui era affetto dal 2011, rimangono lì vive, più vive che mai.
La musica e l’arte rendono immortali e il film di Verdelli è lì a sottolinearlo in modo chiaro. E nel film c’è anche la scoperta, fatta dal nipote, di un brano inedito, eseguito solo pochissime volte, e che Bosso non aveva ancora registrato. Un brano che non a caso dà il titolo del film “Le cose che restano”, “The things that remain”. E le cose che restano di Bosso, contrabbassista, compositore, pianista, direttore d’orchestra ma anche narratore e divulgatore instancabile della musica sono tante. Più volte vengono ricordate da chi l’ha incontrato e dagli amici la sua capacità comunicativa unica, la sua dote di far arrivare la musica colta a tutti. Lui che viveva da bambino nei quartieri periferici di Torino in una famiglia semplice, scala le vette dei templi della musica di mezzo mondo e riesce a coinvolgere e appassionare nel suo percorso tanti: non a caso uno dei suoi motti cari è “la musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme”. Ha saputo comunicare la magia della musica e dice “la musica è magia, non a caso il direttore d’orchestra ha la bacchetta”.
E sono in tanti nel film a raccontare un incontro, un’immagine, un concerto, una festa, una cena. Tanti racconti significativi e unici: da Gabriele Salvatores per i cui film Bosso ha scritto colonne sonore, a Paolo Fresu, da Valter Malosti al cuneese Alex Astegiano (il cofondatore dei Marlene Kuntz), da Silvio Orlando ad Angela Baraldi. Tanti anche i luoghi: dalla cappella della piccola cuneese Monchiero dove Bosso ha abitato alle periferie di Torino, da Londra a Vilnius, da Sanremo al discorso applaudito al Parlamento Europeo.
Da non perdere assolutamente.
Il film documentario è ancora oggi mercoledì 6 ottobre al Cinema Don Bosco di Cuneo alle ore 21.