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Domenica 27 aprile 2025

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Arturo, il professore

La Guida - Arturo, il professore

Sabato mattina in tanti hanno dato l’ultimo saluto ad Arturo Rosso, 65 anni, deceduto giovedì 31: era stato per anni insegnante di latino e greco al liceo classico di Cuneo, molto conosciuto e apprezzato (come ricorda il collega Alberto Bosi). Appassionato ed efficace il suo impegno sul territorio: era scrittore e studioso di cultura e tradizioni locali, da sempre promotore di eventi culturali e serate di approfondimento, era anche scultore e faceva parte del gruppo Alpini di Caraglio e della valle Grana; dal 2011 dirigeva l’asilo paritario caragliese. Lascia la moglie Agnesina Marchiò e i figli Fosca, Manfredi e Arduino. È proprio vero che “Aprile è il mese più crudele” come recita l’apertura de La terra desolata di T. S. Eliot. Questa fine d’inverno e inizio di primavera ci ha portato via alcuni dei nomi più significativi non solo della generazione anni trenta, ma anche della mia generazione, diciamo, degli anni quaranta-cinquanta. Non avrei però mai pensato di trovarmi a commemorare la dipartita di uno dei miei più cari colleghi ed amici, il prof. Arturo Rosso, avvenuta dopo una breve, straziante malattia la mattina di giovedì 31 marzo. Ci eravamo conosciuti nella sala professori del liceo classico di Cuneo, nell’anno scolastico 1979-80, lui appena trentenne docente di latino e greco, io di qualche anno più anziano; ma già lo vedevo più maturo, più “equilibrato” di me; sentivo in lui – molto parco di parole – una personalità solida, dotata di un baricentro che gli conferiva una stabilità a me ignota, e insieme un’apertura e una disponibilità non fatta di chiacchiere ma di gesti concreti. Quello che più affascinava me, cresciuto in città e figlio di gente di pianura, era forse il suo saldo e profondo rapporto con le radici campagnole e montanare, quelle radici che oggi tanti cercano di dimenticare o viceversa esibiscono in modo velleitario e superficiale. Lo vedevo muoversi con pari disinvoltura in due mondi diversi, quello della cultura e quello della natura: da un lato, il mondo dell’intelligenza, degli studi classici coltivati fin da giovanissimo sotto la guida del nostro comune maestro Umberto Boella, dall’altro il corpo a corpo con gli elementi, con la fisicità della terra, dell’acqua, dell’aria, del fuoco. Una sintesi di mondi (non per nulla le virgiliane Georgiche erano una delle sue opere preferite) ch’era per me un ideale ambito (in quegli anni cominciavo ad improvvisarmi con molta passione ma con magri risultati boscaiolo e orticultore), mentre vedevo che in lui era natura, o più probabilmente naturalezza raggiunta attraverso una costante disciplina. Aveva capito a fondo, soprattutto con la sua esperienza quotidiana, che la terra (sia con l’iniziale minuscola che con la maiuscola) non è solo il passato dell’umanità, ma ne è ancor più il futuro, anche se attualmente molti non sembrano esserne consapevoli. Uomo di costante, infaticabile operosità, capace di passare dalla storia locale coltivata con passione all’impegno per la comunità (negli ultimi anni era presidente dell’asilo infantile), dalla scultura in legno alla tragedia attica, sembrava non avere mai fretta, trovava sempre il tempo per una chiacchierata con un amico davanti a un bicchiere di vino – vino della vigna da lui personalmente coltivata – nella ospitale casa della Vallera di Caraglio: l’esatto contrario di quelle povere creature affaccendate, frenetiche e inconcludenti, che stiamo tutti diventando, sotto l’egida delle “magnifiche sorti e progressive”, e con la benedizione dei grandi guru della comunicazione. Il liceo classico di Cuneo è stato parte integrante della sua come della mia storia. Prima come allievi, poi come docenti, molto abbiamo ricevuto, e abbiamo cercato di restituire quello che potevamo: siamo stati fortunati di poterlo fare. Credo anche che come collega Arturo mi abbia insegnato una virtù fondamentale, la pazienza, il che in termini d’insegnamento significa anzitutto il rispetto per i modi e i tempi degli allievi, il fuggire la tentazione così comune nei docenti di giudicare il valore delle persone dalle loro prestazioni scolastiche.

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